venerdì 9 maggio 2014

Il diario del Giro. Prima tappa: Belfast-Belfast (21,7 Km). Oggi non ho visto la tappa ma Sinead O'Connor


Belfast - Oggi non ho visto la tappa, però ha vinto Svein Tuft, trentasettenne canadese dell’Orica-GreenEdge, nel giorno del suo compleanno. Essendo una cronosquadre sono arrivati tutti insieme, poi sul traguardo i compagni gli hanno detto dai vinci tu Svein, compi gli anni e considerato che sono trentasette quando ti ricapita. Tuft ha alzato le braccia, ha pensato che bello ho vinto la prima tappa del Giro d’Italia numero 97, lo so che siamo in Irlanda, lo so che mi hanno fatto vincere, ma se permettete è bello lo stesso. Oggi non ho visto la tappa, questa mattina sfogliando il giornale avevo pensato chissà se nel pomeriggio riesco a guardare il Giro, mi sa di no, e poi si tratta di una cronosquadre con il fattore noia sempre in agguato, comunque sfogliavo il giornale, in Italia Scajola era stato arrestato, Greganti era stato arrestato, Frigerio era stato arrestato, Paris era stato arrestato, Rognoni era stato arrestato, Grillo (non Beppe) era stato arrestato. Tre pagine sugli arresti per l’Expo, una di pubblicità (un modello nero che guarda miope o affascinante, Polo Ralph Lauren), due pagine di commenti agli arresti per l’Expo, una di pubblicità (modella bionda Gucci, occhi azzurri), quattro pagine sull’arresto Scajola, poi si parla d’altro. Ma la tappa del Giro di oggi, pensavo, Belfast-Belfast, arrivo alle pagine sportive per prepararmi, sono uno scrittore non inviato, e gioco con il giornalista che mi presenta la tappa, intervista Moreno Moser, lui non lo sa (il giornalista) che io gioco con lui, ma nel giocare penso, leggo il solito articolo di E.C., vediamo se come di consueto mette la parola “doping” nel suo brano, tante domande a Moreno Moser. Come va la tendinite? Ti pesa l’eredità paterna? Lo spettacolo è sullo Zoncolan l’ultima settimana?, ed infine: Pesa l’immagine negativa del ciclismo dopo gli scandali doping? E Moser risponde che pesa troppo e il ciclismo non lo merita, si è dato un obbiettivo: lottare con tutte le forze per ridare credibilità allo sport che ama. Chiudo il giornale, oggi mi sa che non riuscirò a vedere la tappa Belfast-Belfast, quando penso all’Irlanda mi viene in mente, fra le altre cose, il romanzo di uno scrittore O’Connor che avevo comprato quando ero un ragazzo come Moreno Moser, quando ero un ragazzo come Moreno Moser amavo abbastanza alla follia Sinead O’Connor, mi piacevano i suoi capelli (che non esistevano), mi piaceva com’era salita una sera sul palco del concerto del primo maggio a Roma cantando solo con la voce, senza strumenti, una vecchia canzone popolare irlandese annientando in pochi secondi il brusio e le trombette, lo sventolio di bandiere, era salita sul palco Sinead da sola e aveva cantato contro un milione di persone, riducendole ad uno stupito silenzio attento, praticamente un miracolo, e mentre la guardavo pensavo non si tratta solo dei capelli, questa ragazza ha qualcosa di più. Il romanzo che avevo comprato invece l’aveva scritto Joseph O’Connor e s’intitolava “Il rappresentante”, in breve  “la storia di un venditore di antenne paraboliche di mezza età, ex alcolizzato e sempre senza soldi, con un matrimonio fallito alle spalle e una famiglia disgregata. Un giorno d'estate, durante una rapina alla stazione di benzina in cui lavora, la figlia viene violentata e rimane in coma. Da quel giorno la vita dell'uomo non sarà più la stessa: solo, ossessionato, deciso a farsi vendetta, si mette sulle tracce di quello che ritiene essere il colpevole, pianificando il delitto perfetto. Ma i suoi piani falliscono clamorosamente e le conseguenze saranno terrificanti.” Che a dirla tutta queste conseguenze non ho mai saputo quali fossero, avendo iniziato il libro senza terminarlo, avendolo ripreso qualche anno dopo senza terminarlo, non per demerito dello scrittore, sono cose che capitano, avendolo lasciato il romanzo abbandonato alla lettera “O” della mia libreria, dove lo ritrovo stasera con una data scritta sulla prima pagina bianca, un mese del 1998. Peraltro vicenda ambientata a Dublino, mi rendo conto, cosa c’entra Belfast, ecco perché non sono inviato. Comunque tornando alla tappa: compleanno rosa per Tuft, gongolano Uran ed Evans che tra i favoriti guadagnano una trentina di secondi su Scarponi, una cinquantina su Basso, Quintana e Pozzovivo, un minuto e ventotto su Rodriguez. Domani seconda tappa, tanto per cambiare Belfast-Belfast, ma questa volta di 219 Km e non 22. Percorso pianeggiante, tornerò sul desiderio di guardare tutte le tappe, un desiderio più che altro di memoria, di restituzione dell’infanzia, una tappa per velocisti? Direi di sì, e allora non aspettiamoci sorprese.