domenica 28 ottobre 2012

Finalmente domenica! (10)



Ah, Dominique Sanda. Ti guardavo venerdì sera così bella da stordire nel 1969 e pensavo che adesso hai una sessantina d’anni e di certo non sarai più quella di un tempo ma pure io non sono più quel bel ragazzo di qualche anno fa e allora cosa vuoi farci. Tuttavia, dentro la pellicola di Bernardo Bertolucci e la fotografia di Vincenzo Storaro eri una meraviglia, speciale e francese da farmi sentire ignobilmente italiano nell’osservarti da immigrato sotto la Torre Eiffel incapace di spiccicare non dico una parola ma un discorso sensato e alto tale da non sfigurare al cospetto di tuo marito filosofo, il Quadri. Jean-Louis Trintignant invece faceva la spia fascista Marcello, vestito come vorrei vestirmi se quel tipo di abbigliamento non fosse incompatibile col mio portafoglio e col mio lavoro di tutti i giorni, e poi in libreria come in tanti altri posti quando entri non c’è più neppure un posto dove attaccare il cappello. Comunque siete a Parigi Dominique e Marcello beati voi, se avessi avuto i soldi sarei venuto anch'io in qualche inquadratura magari estraendo con astuzia dalla tasca del cappotto una copia del romanzo Mon père était très beau, proprio quando tu maestra di danza ti scopri improvvisamente e resti a seno nudo facendomi dubitare dell’importanza della letteratura (mia e altrui), e di molte altre cose ad esempio quale sia la più bella donna nei film di Bertolucci o nei romanzi di Moravia. O ancora se valga la pena perdere tempo a rapportarmi con editori sordi come campane ad ogni tipo di rischio non omologato che aveva ragione quella mia amica scrittrice che quando le ho detto di aver scritto un nuovo romanzetto tendenzialmente filosofico lei mi ha detto ma cosa sei diventato matto?! anche fosse vero non dirlo mai, mi ha sgridato rifilandomi pure un grazioso scappellotto, non pronunciare mai “romanzo filosofico” di fronte a qualche editor, per nessuna ragione al mondo, e allora io adesso dico sempre che avrei pronto un romanzetto tendenzialmente filosofico ma con dentro tante di quelle donne nude da far spavento. Come te Dominique, a seni scoperti richiedente un abbraccio al Trintignant-Marcello prima di finire ammazzata tra le montagne della Savoia con la faccia insanguinata nella neve che peccato, ma tanto è solo un film e di questa settimana mi resta soprattutto il mazzo di fiori che Trintignant a Roma porta a Stefania Sandrelli chilometri meno bella di te, due libri comprati con un anno almeno di ritardo che s’intitolano mirabilmente Hitler e l’enigma del consenso e La fabbrica dell'obbedienza, e un altro titolo in prima pagina di un noto giornale sportivo che invece diceva senza alcun linguistico timore: “Juve: tirali fuori!”.

lunedì 22 ottobre 2012

Finalmente domenica! (9)


Non è facile essere uno scrittore affermato. La domenica in particolare cerco un po’ di pace, ma già dal bravo pasticcere di fiducia non trotzkista ma interista tanto che la sua pasticceria è tappezzata di poster raffiguranti giocatori dell’Internazionale e anche da un curioso foglio A3 con disegnato uno scudetto con in centro un 18 e l’aggiunta manuale in pennarello a fianco di “+1” che ogni volta mi casca lo sguardo e penso ma come “+1”? in che senso al massimo “-1” avrebbe una logica a meno che il pasticcere non intenda qualche tricolore che la sua squadra preferita avrebbe certamente vinto nonostante stesse già perdendo con gli avversari per 1-0 e fossero pure già dietro in classifica generale ma se gli avessero dato quel rigore per il contatto tra il centravanti e lo stopper certo sarebbe cambiato tutto. Comunque, smetto subito di pensare a quel “+1” e il pasticcere mi chiede Savio allora, la sua Juve? E io che vuole che le dica, parlerei anche d’altro ma come scrittore affermato mi rendo conto ed etichettabile grossolanamente come juventino ecco io devo rispondere e allora mi pronuncio e dico: “Insomma, da quarantasette partite non ci possiamo lamentare e la portata storica di certi numeri rende meglio di tante chiacchiere, eppure le assicuro il perché e il come cose morte vengono trasformate in vive pulsanti è quello a destare il mio stupore, più delle tante partite senza perdere, e questo m’interesserebbe assai lo stesso, anche se non ci fosse la Juventus di mezzo. Com'è possibile che in un solo anno di lavoro, anzi meno, una squadra sia stata rivoltata come un calzino da posizione arrotolata a posizione verticale scattante fino a sotto il ginocchio? l’unica ragione la trovo in John Kennedy Toole quando scriveva che talvolta nel mondo appare un vero genio, e lo si riconosce dal fatto che tutti gli idioti fanno banda contro di lui, e sostituendo la parola genio con il cognome Conte, allora mi tranquillizzo un attimo filosoficamente parlando e pago soddisfatto il conto al pasticcere.
Fuori, il sole brilla e vado fuori di matto decidendo di comprare un quotidiano dopo un paio di mesi e scelgo la R. perché il C. ha un formato troppo grande per passeggiare in libertà e soprattutto mi annoia, non che la R. mi galvanizzi, ma sono sempre così gentili con me scrittore affermato che mi chiedono di consigliare ogni settimana un libro eppure mi pare giusto questa volta per la prima volta sottolineare l'indicazione di Alessandro Baricco che e' preziosa perché riguarda "Napoleone a Mosca" di Anka Muhlstein, e Alessandro scrive un buon pezzo soprattutto il fatto che i russi avessero scelto la tattica di scomparire e indietreggiare perché combattere contro Napoleone era una cosa simile che giocare contro il Barcellona di Guardiola, e aggiungo io se questo libro o la tattica dei russi contro i francesi l'avesse sfogliato o studiata anche il buon Prandelli magari non avremmo preso quattro pere nella Finale degli Europei che siamo scesi in campo con il petto un po' troppo in fuori visto che giocavamo contro i campioni in carica d'Europa e del Mondo.
Bravo Baricco quindi e grazie ma senza esagerare, non vorrei mai che mi telefonasse Alessandro per ringraziarmi a sua volta dei complimenti come si fa tra scrittori affermati e magari per propormi d' insegnare alla scuola del Vaticano letterario Caulfield che sarei costretto a dirgli no guarda Ale perché non sono nemmeno laureato e quindi figurati, ma soprattutto perché come scrittore affermato ho già i miei casini le mie enormi entrate tanti soldi in banca e non voglio assolutamente rubare il posto a chi ne ha davvero bisogno. Quindi no ma grazie davvero, Ale.
Lungo corso Sempione, arrivo all'Arco della Pace e qui incontro amici giornalisti e scrittori, parliamo del più o del meno, delle partite che come intellettuali o semplici dipendenti siamo stati pagati per visionare e commentare su qualche giornale, ricordiamo Beppe Viola che la settimana scorsa ho visto su Rai Sport due puntate della Domenica sportiva del 1980 e mi sono detto ma che bello, e com'è possibile che adesso abbiamo Paola Ferrari, Zazzaroni, Collovati e compagnia male cantante. Certo qualche comparsata l'ho fatta anch'io alla domenica in passato in qualità di scrittore tra i più affermati con la passione per il calcio, ma poi ho sentito il bisogno di una maggiore introspezione per migliorarmi come uomo e come artista, quindi ho fatto un figlio, sono tornato a lavorare in libreria che nonostante quel quasi tutto formato da moltissime, alienanti cose e' ancora una professione con un briciolo di senso a tratti emozionante, e ho lasciato che soldi e successo per equità accarezzassero altri da me, meno fortunati, e mi sono messo ad andare sempre più spesso dal pasticcere non trotzkista ma interista la domenica mattina, poi a camminare, poi a ricordare di quando ero uno scrittore affermato che alla fine non era mica facile.

domenica 14 ottobre 2012

Finalmente domenica! (8)

La verità è che volevo scrivere una cosa su Diego Armando Maradona ma poi son dovuto andare con Marta nel parcheggio dell’Ikea di Roncadelle per aiutare mia sorella Cristina e Sandro a caricare un letto in un’automobile mentre Pietro l’abbiamo lasciato a casa dalla nonna perché uno di nove mesi cosa vuoi che aiuti. E nel parcheggio prima del letto abbiamo incontrato qualcuno e io gli ho detto sai, penso di scrivere una cosa su Maradona questa settimana per Finalmente domenica! perché ieri ho ripassato per l’ennesima volta la sua vita dentro un fumetto interessante diciamo pure una novella grafica, e lui mi ha detto fai pure quello che vuoi, tanto in televisione io a te non ti ho visto mai quindi non credo abbia importanza.
Comunque, avrei voluto scrivere di Maradona e del mio frigorifero di quando avevo undici anni che c’era Inghilltera-Argentina ai mondiali del Messico ‘86 e io aspettavo il momento opportuno per abbandonare il divano in salotto e andare a prendere l’acqua e menta nel frigorifero in cucina ma pensavo se vado di là e poi segnano? Cosa che del resto mi avrebbe accompagnato per sempre questa idea di allontanarmi dallo schermo al momento sbagliato e abbastanza comune presumo come anche l’indecente rassicurazione di quelli che ti dicono ma tanto c’è il replay...roba da guardarli stupefatti questi rassicuratori come a dire cioè tu credi veramente che la ripetizione filmica di una rete sia uguale al suo reale avverarsi nel tempo, ma come ti permetti?
Allora restare sul divano con la sete, Maradona che fa gol di mano gol di villano e io a undici anni che penso ecco non è giusto e probabilmente neanche valido, Platini non avrebbe mai fatto gol di mano ma da grande avrei pensato invece al destino stupendo e malvino di quel grandioso gol di mano e agli inglesi superbi e in mutande che corrono strepitanti verso l’arbitro come fosse quello il Dio in grado di decidere, Dio al quale se avessero ascoltato con attenzione Fabrizio De André non avrebbero dovuto credere, mai. Poi il secondo gol, sempre con la gola arsa sul divano e Maradona che scarta tutti, avremmo detto così all’oratorio il giorno dopo, hai visto li ha scartati tutti, e il fastidio provato ascoltando il telecronista che commentava ma ecco forse, ecco sarebbe una beffa ma forse l’ultimo tocco è del difensore britannico che ha anticipato Maradona in scivolata e io ma che cazzo stai dicendo telecronista o non proprio così a undici anni magari ma insomma cosa diavolo stai dicendo telecronista il difensore britannico, l’ultima finta è proprio per cadergli addosso al difensore britannico e calciare in discesa col sinistro perché un gol così Diego non avrebbe potuto farlo mica col destro, dai.
Quindi il letto l’abbiamo portato a casa, e mentre pensavo a quella volta che avevo comprato in edicola un poster di Maradona a grandezza naturale e appeso in camera vicino alle fotografie della vergine Madonna moglie di Sean Penn, che uno può fare anche dell’ironia sulla grandezza naturale di Diego Armando ma vi assicuro era davvero grande come poster per camera mia, ecco con Sandro l’abbiamo montato il letto intraprendendo una guerra domenicale agli svedesi che ci è costata cara in termini di nervi e stanchezza, e a me che volevo scrivere una cosa su Diego Armando Maradona è venuto in mente che alcune cose di cui non si scrive mai spesso sono le migliori da scrivere anche se non entrano in romanzi e racconti, e che se non se ne scrive nemmeno in queste occasioni allora vale la pena farsi consegnare i mobili dell’Ikea direttamente a casa già montati.

domenica 7 ottobre 2012

Finalmente domenica! (7)


La mia vita è una vita come tutte le altre. Si rassomigliano tutte. Le vite d’oggi, naturalmente. Ne parlavo a quel curato convinto che tenere un diario l’avrebbe aiutato a fissare il suo pensiero il quale fuggiva sempre nei rari momenti in cui poteva riflettere un poco. Ma quando si metteva a scrivere, invece che proseguire la sua conversazione con Dio si trovava a fissare sulla carta proprio quei mille fastidi quotidiani che avrebbe preferito ogni volta dimenticare.
Così alla fine di ogni settimana, mi volto all’indietro cercando di stare nei 7 giorni per fermare almeno qualcosa del tutto che va e questa settimana ricordo che sono arrivato al lavoro mercoledì e ho trovato sul tavolo i due quotidiani del giorno prima abbandonati dai clienti giornalieri sulle poltrone nere della lettura o dell’addormentamento saggistico, e ho quindi potuto apprendere casualmente (per differenti motivi non compro più giornali, non guardo più la televisione e non ascolto nemmeno la radio) che Aldo Busi aveva pronto un nuovo romanzo che né Mondadori né Giunti se la sentivano (per differenti motivi) di pubblicare. El especialista de Barcelona, il titolo, niente a che vedere con Messi o Guardiola e il Barcellona presumo, roba comunque del valore di 200 mila euro secondo l’articolo ma soprattutto testo composto da circa 38 mila vocaboli lessemi stranieri esclusi, in base al calcolo dell’insegnate e giornalista di Calcinato Flavio Marcolini. Inizialmente ho pensato allora di chiamare l’editore con il quale collaboro e dirgli hey, ma se lo facessimo noi, il nuovo romanzo di Busi? 200 mila euro sono una bella somma d’accordo, ma Busi che pubblica Feltrinelli garantirebbe probabilmente il ritorno necessario, oltre al privilegio di aggiungere al catalogo di via Andegari la nuova opera di uno dei più grandi scrittori italiani del novecento. Per convincere l’editore avrei poi aggiunto in fondo dai, 200 mila euro sono 100 mila euro in meno del prezzo con cui Andrea Barzagli è passato dal Wolsfburg alla Juventus un paio d’anni fa, e il rendimento del bravo difensore nel biennio è sotto gli occhi di tutti. Ma poi mi sono detto, anzi ricordato, guarda che tu Savio non conti un bel niente, ma cosa consigli, anche per scherzare, e sono rimasto di conseguenza al mio posto a chiacchierare col curato di campagna. In libreria, è arrivata una ragazza che sfogliava l’Ipad alla ricerca di buoni libri e quando mi ha interrogato io allora gli ho dato Gelo di Thomas Bernhard e Sopra eroi e tombe di Ernesto Sabato. E’ andata via contenta, affatto preoccupata dall’edizione Einaudi dei due capolavori in questione, l’affascinante ma economicamente soffocante “Lettura”, cioè in media dai 22 euro in su. Poi è arrivata un’altra signora indecisa tra i miei consigli e l’ultimo Campiello così andava al sicuro, le ho dato buone indicazioni in relazione alle sue passioni, ma la sicurezza del Campiello alla fine l’ha confortata maggiormente e allora ha preso l’ultimo Campiello e mi ha detto grazie ma prendo l’ultimo Campiello così vado sul sicuro con l’ultimo Campiello lei si ricorda il titolo? e io ho pensato fai un po’ quello che vuoi peggio per te questo è l’ultimo Campiello, certi ragionamenti e maggioritarie sicurezze io non li capirò, mai, stai a vedere che la giuria del Campiello ne sa più di me.
Nel tardo pomeriggio infine a casa, mentre Pietro rideva dei suoi nove mesi e io valutavo l’impatto sulla mia inverosimile esistenza di una pressoché costante stanchezza enciclopedica, mi sono scoperto a meditare il ritiro da più aspetti di codesta vita, arrivando alla facile conclusione che essa in ogni caso sarebbe proseguita senza badarci poi tanto. E allora ho riaperto il Diario di un curato di campagna che nella vecchia edizione San Paolo privata della brutta sovracopertina sfoggia per fortuna uno splendido bianco quasi papale ma direi più da White Album dei Beatles seppur con titolo in oro e numero 3 sul profilo e ho cominciato a leggere il secondo capitolo, ma che noia, fino a quando Pietro non mi ha chiesto perché a Brescia ancora nessuno abbia pensato di erigere in una delle piazze principali una statua ecco magari non equestre raffigurante Aldo Busi da Montichiari, autore della recente e trentottesimaesima opera El especialista de Barcelona. Difficile risponderti, caro Pietro, lo comprenderai crescendo. Del resto molti bresciani non capisci neanche che lavoro fanno.

venerdì 5 ottobre 2012

Non c'è arte


Va così, ci sono momenti che uno non riesce a leggere niente. Lo dicevo ad Antonio la scorsa settimana, oppure no non era Antonio e non era nemmeno la scorsa settimana, ma ci sono momenti che uno non riesce a leggere niente e di norma in quei momenti allora io, deambulo per casa e mi avvicino alle librerie, faccio passare con il dito il profilo dei libri che non li ho letti tutti quelli nelle librerie, alcuni solo comprati e messi lì, in attesa. Deambulo e dico a mia moglie va così: è uno di quei momenti in cui non riesco a leggere niente, e lo dico con una faccia come se fosse morto qualcuno, che poi è la stessa faccia di quando dico a mia moglie sai, è un momento che non mi viene da scrivere niente. E lei di solito mi dice ma tanto poi lo trovi qualcosa da leggere/scrivere e io dico è vero certo, però penso intanto è uno di quei momenti in cui non riesco a scrivere niente, e in seconda battuta nemmeno a leggere niente. E’ terribile. Allora scorro i profili dei libri: ecco questo non l’ho ancora letto, potrebbe essere il suo momento. Oppure questo perché l’avevo abbandonato a pagina 53? E’ il caso di riprenderlo? Ma questa volta non funziona.
La stessa cosa in libreria, mentre lavoro mi passano tra le mani talmente tanti libri che non avete idea, gli occhi si posano su copertine che poi il cliente interrompe. Cinque giorni dopo allora ribecco con lo sguardo la signora in bianco e nero con un pallone sul cappello e giro il libro e dietro c’è scritto: “Il fuorigioco non è una cosa da bambini.” Proprio così, e la frase mi stende, vorrei averla scritta io ma pure leggerla è un privilegio e allora quando finisco il turno me lo compro Péter Esterhazy, lo leggo subito dopo pranzo e mi trovo dentro un romanzo geniale, per 16 euro. Che visto che sono tempi magri se proprio non li avete come me questi soldi andate in libreria e leggete almeno da pag.14 a pag.17 "Mia madre come vittima della letteratura", capitoletto nel quale l’autore ungherese ricorda come nel suo ultimo libro, vale a dire nel suo penultimo libro perché nel frattempo ha già pubblicato anche "Rubens", che a questo punto mi chiedo se Esterhazy non si riferisca allora al suo terzultimo libro ma lasciamo stare, ecco in uno dei libri  più recenti di Péter c’è una scena in cui il narratore spiega la regola del fuorigioco a sua madre, che giace sul suo letto di morte. Ecco leggete queste tre paginette con sua madre morente che non fa bene guardarla perché ha cambiato le proporzioni e tutto è stravolto, e pensare che un tempo Lilike assomigliava alla regina Elisabetta almeno secondo l’autore e nonostante fosse ungherese adesso che era stata eletta a sorpresa con una piccola ma entusiasta maggioranza gli inglesi dovevano mettersi in ginocchio, bastardi. Ecco leggete almeno queste poche pagine, tentativo estremo di spiegare al cervello di una donna la regola del fuorigioco, l’ultima occasione per farle comprendere: "Al momento del tiro..." e non farla giungere davanti al giudice celeste impreparata.

Péter Esterhazy – Non c’è arte. (Narratori Feltrinelli, 18 euro)