mercoledì 10 ottobre 2018

Ieri Ronaldo ha detto che: campetti da basket decapitati e John Updike (28)


Così Cristiano ha fatto Tattaratatta con il clacson e allora sono sceso dal primo piano della mia nuova casa che sembra quella di John Cheever in Ossining, New York, ma molto più economica. Ronaldo ha detto:
- Bella la tua nuova casa, sembra quella di John Cheever in Ossining, New York, ma molto più economica.
- Infatti.
Poi Cristiano ha premuto l'acceleratore della sua Bugatti Chiron con il suo piede magico e mi sono ritrovato sprofondato con la schiena nella poltrona color deserto, facendo finta di non aver paura dell'arretrare improvviso, del pericolo, del destino comune in quel momento percepito come imminente.
- Andiamo a donne?
- In questo folle periodo storico ipocrita e MeToo mi sa che non ti conviene, Cris. Trovo più astuto mantenere un profilo basso, leggere un buon libro.
Ronaldo mi è parso poco convinto, prima di rilanciare:
- Allora andiamo a giocare a pallacanestro a Coccaglio.
Ma giunti al campetto Marcolini, i canestri non c'erano più. Li aveva tolti il sindaco leghista perché il pallone a spicchi rimbalzando a terra faceva troppo rumore. Al posto dei giocatori, padri e figli raccoglievano pacificamente delle firme per rimettere le cose al loro posto. 
Ronaldo ci è rimasto male, in tanti anni di sport la decapitazione di un campetto non gli era mai capitata. Abbiamo resistito al desiderio di chiedere spiegazioni al sindaco, per mancanza di voglia. Piuttosto abbiamo ritenuto opportuno unirci ai padri e ai figli raccogli-firme che, seppur senza canestri, avevano inscenato una partita di basket immaginaria, palleggiando con estrema dolcezza le arance scure a spicchi sopra il pavimento del campetto in parte sbriciolato. A Cristiano tuttavia questa fantasia non bastava. Ha battuto le mani due volte e dalla sua Bugatti Chiron sono saltati fuori due canestri nuovi e inattaccabili, lucenti. Infine la folla si è aperta andando a formare due ali per concedere spazio all'arrivo straordinario del grande scrittore americano, John Updike. Coniglio si è schiarito la voce, ha salutato. Poi ha letto l'inizio di Rabbit, Run.

lunedì 1 ottobre 2018

Ieri Ronaldo ha detto che: le panchine vuote e Guido Morselli (27)


- Ma quello non è Buffon?
ha detto Cristiano Ronaldo mentre eravamo in Piazza del Popolo ad ascoltare l'intervento del segretario del Pd Martina.
- No, ci assomiglia solamente.
- Ah, è cosa sta gridando?
- Sta gridando AB-BIA-MO CA-PI-TO! AB-BIA-MO CAPITO!
- E perché?
- Credo sia un omaggio all'E.T. di Steven Spielberg, hai presente quando dice "Telefono Casa"?
- Sì.
- Del resto, la distanza che il Pd ha sviluppato in questi anni nei confronti della realtà delle persone ha bisogno di misurazioni spaziali per poter essere pienamente compresa.
Poi con Cristiano abbiamo visto sfrecciare Matteo Renzi in sella alla sua bicicletta Colnago. D'iridato vestito, sosteneva di aver trionfato ai Mondiali di ciclismo, che però si erano conclusi a Innsbruck da pochi minuti con la vittoria di Valverde. Io e Cristiano allora abbiamo deciso che era giunto il momento di tornare a casa. Lungo la strada verso la Stazione Termini, la bellezza di Roma c'invadeva gli occhi. Ho detto a Ronaldo:
- Sai che direbbe Guido Morselli di tutto questo? Che nessun partito politico è di sinistra, dopo che ha assunto il potere.
Ma Cristiano non ha risposto, d'altronde tecnicamente non si trattava di una domanda. Concentrato com'era su un pezzo di giornale raccolto da terra, leggeva e camminava. Si trattava di un brandello di la Repubblica, una pagina interna che ospitava un intervento di Carlo Feltrinelli che parlava di una sedia lasciata vuota dal Pd. Solo dopo aver terminato la lettura, Ronaldo ha sentenziato:
- Sono d'accordo. Ma altro che sedia. Se rifletto sugli argomenti lasciati vuoti dal Pd nell'ultimo decennio, direi che si può tranquillamente discutere di panchine. 
Abbiamo così proseguito fino ai treni pensando entrambi alle nostre cose, quindi Cristiano ha chiuso il pezzo di giornale, l'ha piegato in due e l'ha messo come segnalibro all'interno dell'edizione Adelphi de Il comunista.