domenica 18 maggio 2014

Il diario del Giro. Nona tappa: Lugo-Sestola (174 Km). Malacarne non è Malaparte, a volte i nomi dei ciclisti sembrano davvero inventati


Sestola - Oggi avevo pensato di non scrivere la cronaca della tappa e di farla domani quando il Giro riposa, tanto chi se ne accorge, del resto non sono nemmeno riuscito a vedere la corsa, Lugo-Sestola di 174 Km, perché ho passato la domenica da solo con il buon Pietro, diciamo dalle nove e trenta del mattino alle ventuno della sera. Ma poi mi sono detto: e la mia credibilità d’inviato che fine fa? E se qualcuno va a spifferare tutto al direttore del giornale? Quello si fida dei meno intelligenti, degli scodinzolatori bugiardi e con poco talento che per compensare l’assenza del medesimo vanno a riferirgli cose false o comunque non determinanti, fatto sta che mi ero preparato tutto, avevo pensato domani quando torno dal lavoro scrivo sul diario che questa volta avevo calcolato ogni cosa per riuscire a vedere la tappa, ma che poi acceso il teleschermo avevo scoperto che il Giro d’Italia riposava, il lunedì. Un buon inizio pensavo, non riesco mai a vedere nulla e quando mi organizzo per guardare qualcosa non trasmettono niente. Tanto la maggioranza aveva certamente già letto i quotidiani, spiato la televisione, insomma appreso della vittoria in volata a 1538 metri di altitudine dell’olandese Weening davanti al compagno di fuga Malacarne, e del buon terzo posto di Pozzovivo capace anche di recuperare trenta secondi in classifica dove adesso si trova quarto dietro a Majkan, Uran Uran e Cadel Evans. A volte i nomi dei ciclisti sembrano davvero inventati bisogna dirlo. Invece alle ventuno e quarantasette dopo aver scritto ad Antonio “Sai che faccio? La cronaca della tappa di oggi io la scrivo domani, sai chi se ne accorge” ho abbassato il volume del televisore che trasmetteva malinconico ciò che restava dell’ultima giornata di Serie A, conclusa seriamente nel pomeriggio con il raggiungimento dei 102 punti in classifica da parte della Juventus, e ho accesso il computer, sono andato a vedere com’era andata la tappa del Giro di oggi, ho scritto al direttore del giornale per dirgli “Qui a Sestola tutto bene, ha vinto l’olandese Weening davanti a Malacarne”. Lui mi ha risposto “Ancora con questi scrittori? Curzio Malaparte me lo ricordo pure io, guarda che non sono stupido come credi…” Io gli ho detto “Guarda che ho detto Malacarne, non era mia intenzione stavolta citare Malaparte”, lui mi ha detto “In ogni caso stai attento, se mi gira ti mando a fare le cronache finanziarie”, io gli ho detto “Stai tranquillo che fra trent’anni siamo tutti in una cassa di legno, arrivederci”. Così, così ho dimenticato di dire che questa mattina alle otto, quando mi sono svegliato, prima che Marta si alzasse per andare a lavorare di domenica giorno del nostro, santo Gesù, sono scappato di casa per comprare e leggere velocemente due giornali, il prima rosa il secondo con in prima pagina la fotografia di una tettona avvolta in un bel vestito fucsia sul tappeto del Festival di Cannes che mostrava un cartello con una scritta per chiedere la liberazione delle nigeriane rapite. “#BRING BACK OUR GIRLS”. Ma soprattutto, a sinistra della tettona, il consueto lenzuolo domenicale dell’anziano giornalista che invitata i suoi poveri lettori a votare per Renzi e per Schulz, il 25 maggio, ma più che un invito era un obbligo giacché l’anziano giornalista scriveva “Il 25 maggio bisogna votare per Renzi e per Schulz”. Ho pensato alla fortuna che avevo, non aver mai letto in trentanove anni di vita un articolo dell’anziano giornalista per intero, poter tornare a casa e trovare mia moglie e mio figlio svegli, pronta lei per andare al lavoro, lui per giocare una decina di ore col papino. E domani? Il Giro riposa, io la cronaca della nona tappa alla fine l’ho scritta, quindi mi sa che dopo il lavoro faccio una bella e stancante passeggiata lungo la mia città verticale.