lunedì 1 novembre 2010

Serie A: Milan-Juve-Houellebecq (Tutte le carte in regola per essere francese)

Ho tutte le carte in regola per essere francese, come Piero Ciampi aveva tutte le carte in regola per essere un artista.
Da piccolo, chiedevo a mio padre:
“Papà, perché non siamo francesi?”
Lui rispondeva enigmatico:
“Comincia ad andare bene a scuola, e si vedrà…”

Crescendo, pur non essendo schiavo delle mode, alcuni capi d’abbigliamento marchiati Lacoste e Le Coq Sportif, finivano con l’attrarre il mio gusto più di altri, e quando raramente il portafoglio me lo consentiva, acquistavo qualcosa con il coccodrillo o il galletto, subendo la garbata ironia di mia sorella che m’intimava di essere vittima della moda. Eh no, le rispondevo, mi piacciono perché sono di buona fattura. Questo però non la convinceva.
Anni dopo sarei tornato alla carica, sostituendo la letteratura all’abbigliamento, ovvero raccontando a mia sorella quanto mi fosse piaciuto La Carta e il territorio, dello scrittore francese Michel Houellebecq.

Cosa c’entra questo inizio con Milan-Juventus di sabato sera è difficile dirlo, forse c’entra di più col fatto di non aver accettato pienamente il consiglio di mio padre, specialmente per ciò che riguarda i compiti in classe di italiano, che svolgevo a modo mio, subendo talvolta dai professori qualche segno in penna rossa del tipo “qui sei andato fuori tema”. Ma insomma, stare sempre nel tema che noia.

Parlare di questo non c’entra con Milan-Juventus, e l’alternativa era iniziare con la storia delle due gattare che, verso sera, si contendono le strade del mio quartiere. Una in bicicletta, l’altra al volante di un’automobile caratterizzata dall’inquietante presenza di sacchetti e piattini di plastica che finiscono con lo stipare sedili posteriori e baule, fornendo al passante l’immagine di una macchina sul punto di esplodere e gettare intorno crocchette e scatolette di mangiare per felini.
Sorvolando sui disturbi mentali che trasformano certe donne in gattare, ho visto in quella ciclista la Juventus, e in quella patentata il Milan.

La gattara Allegri ha cominciato bene la partita, grazie soprattutto a un meraviglioso incrocio dei pali colpito da Ibrahimovic. Dopo il primo quarto d’ora di supremazia rossonera, molti gatti juventini hanno allora pensato di essere spacciati, il cibo non sarebbe bastato per tutti, e gli unici a mangiare sarebbero stati i gatti milanisti, con il loro pelo morbido e lucente.
Ad un certo punto però Mamma gatta bianconera, dall’alto dei suoi 36 anni, ha guidato un pericoloso contropiede, peraltro concludendolo troppo egoisticamente, andando al tiro quando avrebbe potuto servire un compagno. Era comunque un segnale.
Qualche minuto dopo, un cross di De Ceglie dalla sinistra esaltava lo stacco e il colpo in sospensione di Quagliarella, che di testa mandava la palla nell’angolo in alto alla destra di Abbiati, complice il sonno di Antonini che evitava di contrastarlo per ammirarne meglio il gesto.
La Juve in bicicletta era in vantaggio, e la gattara Del Neri si metteva a posto soddisfatto gli occhiali bianchi e neri.

Il Milan continuava a creare occasioni di rete, ma in prossimità della porta difesa da Storari qualcosa andava sempre storto. Sfortuna, parate, imprecisione ed eccessiva leziosità aiutavano una Juve grintosa e ben organizzata, capace di rendere inoffensivi sia Pato che Robinho.
Il raddoppio della squadra di Torino era conseguenza della famosa legge riguardante la punizione inferta a chi spreca troppo. Ancora Antonini sbagliava il tempo di un’uscita difensiva, la palla finiva a Sissoko che, con la velocità di uno che non capisce cosa sia quell’oggetto dalla forma circolare che gli rotola tra i piedi, riusciva prima a ciabattare in modo ignobile, poi a servire all’indietro sempre lui, Del Piero, monumento vivente della bellezza del calcio, che con un diagonale di collo trafiggeva un immobile Abbiati. Milan 0, Juventus 2.

Seedorf e Inzaghi cercavano di convincere i gatti loro compagni di squadra che non si trattava di un concorso di bellezza teso a stabilire quale felino fosse più bravo a giocare con la pallina di spugna. Lo scopo della serata era far finire la pallina dentro quella rete bianca, protetta da un gatto con i capelli un po’ i piedi, una maglietta di rara bruttezza bianca con una manica rossa e una verde, e le calze sopra il ginocchio. L’unico a capirlo tuttavia era Zlatan, il gatto svedese, che dimenticato dai difensori avversari accorciava le distanze con facilità incornando da pochi passi.

I cinque minuti di recupero trascorrevano lenti per i gatti bianconeri, che per farli passare più in fretta si mettevano a correre a turno con il pallone fino alla bandierina del calcio d’angolo più vicina, troppo veloci per gatti rossoneri che provavano gli ultimi, poco convinti assalti.

Nel post-partita, Silvio Berlusconi consigliava alla gattara Allegri di pettinarsi (lisciarsi il pelo), prima di andare a farsi intervistare in sala stampa, e così l’unica gattara contenta alla fine era Gigi Del Neri, ovvero quella in bicicletta. Ma per il controllo definitivo della distribuzione di cibo per gatti nel quartiere, ci sarà da aspettare fino a maggio.