venerdì 12 novembre 2010

Serie A: Brescia-Juventus (L’ineducato Garrone, Cassano che ride e il concetto di genio racchiuso in un tiro di Diamanti)

La notizia mi giunge nel cervello poco prima che inizi Brescia-Juventus.
“Riccardo Garrone, presidente della Sampdoria, è pronto a chiedere la pena di morte per Antonio Cassano”. La scritta compare veloce in basso sul teleschermo, evidenziata dallo strillo: ultim’ora. “Se ritenuto colpevole, Antonio da Bari vecchia verrà probabilmente giustiziato in Cina, i buoni rapporti tra l’Italia e il Paese di Hu Jintao dovrebbero facilitare l’estradizione del pericoloso fantasista”.

Di quale atroce delitto si è macchiato il numero 99? Nessuno lo sa con precisione tranne i diretti interessati. Qualcuno fa finta di saperlo, altri esprimono la loro opinione basandosi sul “sentito dire”. Sì, gli ha detto “vecchio di m.”, ma in una discussione potrebbero contare altre cose avvenute prima dell’insulto.

Dopo il lancio d’agenzia è arrivata l’intervista di Garrone da Genova alta che, parlando con la bocca stretta come fanno certi ricchi, ha detto che Cassano è un ineducato, che Del Neri l’aveva avvertito e lui non gli aveva creduto, che Cassano è una persona fragile. Quindi non gioca più, nonostante le scuse.

Guardavo il presidente del Doria e pensavo a quello che avevo letto il 2 novembre su Repubblica. Un articolo di Gabriele Romagnoli che, sottolineando le lampanti differenze tra il calciatore e il petroliere, tra le altre cose ricordava come l’industriale fosse sopravvissuto un po’ a tutto nella sua vita, “compreso un processo penale per corruzione seguito all’apertura lampo di un impianto a Siracusa (assolto in secondo grado o salvato dalla prescrizione per altri addebiti)”.
Guardavo la bocca stretta del benzinaio Erg e pensavo: “c****, questo qui è uno che non perdona”. Poi chiedevo scusa a Riccardo per aver detto c****. Ma lui lo stesso non mi faceva più scrivere.

Stavo ancora sorridendo amaro, stupito da certe questioni di principio sollevate da pulpiti salvati dalla condanna penale per prescrizione, quando Garrone ha smesso di parlare al cronista per rivolgersi, rugoso e spietato, proprio a me.
“Cosa hai detto Savio??”
“Niente presidente, dicevo solo ma non lo sapevi che Cassano era così? Credevi di aver comprato Del Piero? E dai poteva andarti peggio, se pigliavi Balotelli? Antonio rispetto a Mario pare quasi San Francesco”.

San Francesco magari no, tuttavia credo che il maleducato Cassano sia il solo giocatore ancora capace di ridere in campo. Prima, durante e dopo la partita con gli avversari, calciatori e allenatori. Cassano ride e scherza, in un ambiente dove le conferenze stampa dei Mister sembrano interviste a chirurghi che hanno appena operato pazienti a cuore aperto, o a Capi di Stato che hanno deciso di dichiarare guerra allo Stato canaglia di turno. Perché gli allenatori italiani non perdono mai per colpa loro, ma sempre per colpa dell’arbitro.
Il sorriso cafone di Cassano mi manca già, e se esistesse un tribunale della bellezza, la persona da giudicare sarebbe Garrone, che con la sua sospetta intransigenza sta privando il pallone di uno che si diverte ancora a prenderlo a calci.

Ragionavo così quando, dal vertice sinistro dell’area di rigore, Diamanti ha tirato fuori un incredibile colpo di punta esterno che, seguendo la traiettoria di una spada curva e invisibile, ha sfiorato la testa di Chiellini senza decapitarlo, prima d’infilarsi nel sette alla sinistra di Storari. Un goal mostruoso, che i replay successivi avrebbero mostrato più volte in tutta la sua unicità. Un’idea di tiro che solo ad un matto come Cassano poteva venire in mente. Quindi nello stadio della mia città, con il cuore diviso a metà, mi sono alzato ad applaudire, senza riuscire a smettere. Ma che goal hai fatto Antonio?? Per fortuna che sei tornato.