(Savio per Quasi Rete Gazzetta dello Sport)
Domenica scorsa, verso mezzogiorno circa, sono entrato per la seconda volta in vita mia dentro le Jardin des Tuileries. Dei ragazzi giocavano a calcio alzando appena delle nuvole di sabbia sottile (la polvere bianca dei giardini di Tuileries) e li ho fotografati in prospettiva, con le sedie verdi e gli zaini usati come porte, e gli alberi sui lati come righe di fine campo. Indossavano le maglie di Francia, Psg, Barcellona e Marsiglia (il marsigliese un bambino piccolo, che attendeva in perenne fuorigioco l’occasione giusta per entrare anche con un solo tocco nel gioco dei grandi).
Come spesso mi capita quando passo per caso vicino a qualcuno che sta giocando a calcio in un parco, il pallone è rotolato quasi nella mia direzione. Così, ho accennato una corsa e ho colpito al volo, d’interno dando un po’ d'effetto. Il tiro mi è uscito particolarmente bene, teso a girare, e il portiere della squadra mi ha ringraziato, proponendomi di unirmi alla partita. "Tu veux jouer?"
Come spesso mi capita quando passo per caso vicino a qualcuno che sta giocando a calcio in un parco, il pallone è rotolato quasi nella mia direzione. Così, ho accennato una corsa e ho colpito al volo, d’interno dando un po’ d'effetto. Il tiro mi è uscito particolarmente bene, teso a girare, e il portiere della squadra mi ha ringraziato, proponendomi di unirmi alla partita. "Tu veux jouer?"
Grazie, ma purtroppo decollo tra poche ore.
La prima volta a le Tuileries avevo 17 anni, e la mia sensibilità non era ancora totalmente formata. Di conseguenza avevo camminato per questi giardini rapidamente, sostanzialmente come un normale cretino, incapace di spaventarmi senza paura di fronte alla bellezza. Ma le Tuileries non sono affatto una cosa normale. La sabbia sottile si appoggia sulle scarpe bianche con due righe rosse e blu che indosso nella speranza che Raymond Domenech mi convochi in Sudafrica, fuori tempo massimo, sorvolando sulla mia nazionalità. Se ha portato ai mondiali Gignac al posto di Benzema, mai dire mai.
Gignac, cognac. Avendomi visto mentre fotografavo, un venditore di piccole Torri Eiffel mi perseguita per quindici metri. In inglese, in francese, in italiano. Nella mia lingua madre utilizza uno stratagemma curioso per provare a rifilarmi la Torre. Italiano? Non rispondo. Italiano? Non te lo dico. Spaghetti, Berlusconi, Materazzi? Non rispondo, e proseguo con una breve accelerazione, pensando che gli spaghetti sono rimasti, Berlusconi e Materazzi invece rappresentano nuove entrate nella classificazione dozzinale dell’italiano all'estero.
Ma da buon cronista, veniamo alla partita. Francia Sudafrica 1-2. L'arbitro Oscar Ruiz rovina un match che si prometteva equilibrato al venticinquesimo del primo tempo, espellendo Gourcuff quando avrebbe dovuto solamente ammonirlo. Il principino di Bordeaux esce dal campo come un signore, senza protestare quando avrebbe potuto, e dopo essersi accertato delle condizioni dell’avversario colpito. Ma in questa esemplare correttezza, scorgo anche la mancanza di quella cattiveria necessaria per diventare un fuoriclasse. Gourcuff esce dal campo ed è uno Zidane dimezzato, senza l’istinto folle e meraviglioso di chi ogni tanto colpisce con una testata chi probabilmente se lo merita. Vorrei entrare nella Tv per gridargli nell'orecchio: “Almeno protesta un po’ Yoann! Non dovevi essere espulso! E’ ingiusto! Assurdo!” Con l’uomo in più i Bafana Bafana fanno due gol e sognano la qualificazione. Io conto gli ottimi giocatori che Domenech ha lasciato a casa e metto su una squadra niente male, che avrebbe potuto essere davvero tra le favorite per la vittoria finale. Ma Raymond deve vivere in un suo mondo parallelo, è una specie di Mourinho perdente, o come ha dichiarato Zinedine Zidane: “Semplicemente, non è un allenatore”.
La figuraccia dei Blues che rifiutano di allenarsi dopo l’esclusione di Anelka, ha scosso il popolo francese, e trovo che in questa capacità d’indignarsi e ripartire, sia sottolineata una delle differenze principali tra italiani e cugini d’oltralpe. Poi penso all’importanza delle frasi negli ultimi due mondiali francesi. Non è vero che la letteratura non conta più nulla.
“Preferisco quella della puttana di tua sorella!” (Materazzi a Zidane, 9 luglio 2006)
“Va te faire enculer, sale fils de pute!” (Anelka a Domenech, 18 giugno 2010)
“Preferisco quella della puttana di tua sorella!” (Materazzi a Zidane, 9 luglio 2006)
“Va te faire enculer, sale fils de pute!” (Anelka a Domenech, 18 giugno 2010)
Quattro anni dopo, un’altra frase ha fatto saltare i nervi alla Francia, e messo la parola fine ai Blues targati Raymond Domenech: un Europeo e un Mondiale disastrosi. Ma anche una Finale a Berlino persa solamente ai calci di rigore, per una traversa di differenza.
Qualche ora dopo, mentre l’aereo si alza sopra la città, la Torre Eiffel è più piccola di quelle del venditore di Torri dei giardini di Tuileries.
Qualche ora dopo, mentre l’aereo si alza sopra la città, la Torre Eiffel è più piccola di quelle del venditore di Torri dei giardini di Tuileries.