(Savio per Quasi Rete Gazzetta dello Sport)
“L’immenso e denso enigma del pelo, del pelame, della peluria e della pelle tra Adamo e Prometeo-Epimeteo, collegato sovente al sesso femminile e ai capelli della donna”. (Jacques Derrida). Citazione tratta da “Senza vergogna” di M. Belpoliti, Guanda 2010.
Diciamolo senza vergogna, nel 2006 ci andò tutto bene. Riuscire a vincere un campionato del mondo indossando delle pessime magliette bicolori e con il temibile inno dei Pooh “Noi con voi, voi con noi” in costante sottofondo, non è una cosa che capita tutti i giorni. Questa volta invece ci è andata male.
Sorvolando sui motivi tecnico-tattici che hanno portato la Nazionale di Marcello Lippi alla sconfitta, ritengo che un’altra ragione estetico-psicologica abbia condotto gli Azzurri al fallimento: la depilazione esercitata sul proprio petto da parte della maggioranza dei calciatori del Team Italia. Una pratica questa dell’asportazione del pelame intorno ai capezzoli, tra i pochi valori condivisi della gioventù italiana di questi anni.
Qualcuno potrà obiettare: anche nel 2006 Dolce & Gabbana avevano lanciato una campagna pubblicitaria con Pirlo, Cannavaro, Zambrotta, Blasi e Gattuso (ebbene sì, il grintoso Ringhio) in mutande e senza peli. Ci sono diversi scatti che li ritraggono in differenti pose, oliati a dovere, dentro uno spogliatoio d’altri tempi. Ma in quell’estate rovente l’invenzione di Calciopoli aveva spazzato via tutto, la squadra più forte di quel periodo era stata annientata dall’organizzazione Moratti-Guido Rossi-Tronchetti Provera-Palazzi, e dei campioni in mutande si erano dimenticati tutti. Tra grida giustizialiste che volevano far dimettere Lippi, urla preistoriche che ipocritamente spingevano per lo schieramento dell’Under 21, ridicole convocazioni in tribunale di Buffon e Cannavaro durante la preparazione, si era giunti in un clima isterico al Mondiale di Germania che poi aveva visto trionfare nella finale di Berlino l’Italia (rappresentata per 6 unità da calciatori della Juventus) contro la Francia (che schierava invece solamente 3 giocatori della Juventus + Zidane).
Non contenti di questo colpo di fortuna, D&G hanno voluto ugualmente ripetere le fotografie negli spogliatoi anche per Sudafrica 2010. E’ andata a finire come abbiamo visto.
Il fallimento della Nazionale ha le radici nascoste nei peli strappati dal petto ai nostri ragazzi. Non la confusione di Marcello Lippi, non la crisi del calcio italiano. Farsi vedere dagli avversari già in mutande non è certo il modo migliore per intimorirli.
Diciamolo senza vergogna, nel 2006 ci andò tutto bene. Riuscire a vincere un campionato del mondo indossando delle pessime magliette bicolori e con il temibile inno dei Pooh “Noi con voi, voi con noi” in costante sottofondo, non è una cosa che capita tutti i giorni. Questa volta invece ci è andata male.
Sorvolando sui motivi tecnico-tattici che hanno portato la Nazionale di Marcello Lippi alla sconfitta, ritengo che un’altra ragione estetico-psicologica abbia condotto gli Azzurri al fallimento: la depilazione esercitata sul proprio petto da parte della maggioranza dei calciatori del Team Italia. Una pratica questa dell’asportazione del pelame intorno ai capezzoli, tra i pochi valori condivisi della gioventù italiana di questi anni.
Qualcuno potrà obiettare: anche nel 2006 Dolce & Gabbana avevano lanciato una campagna pubblicitaria con Pirlo, Cannavaro, Zambrotta, Blasi e Gattuso (ebbene sì, il grintoso Ringhio) in mutande e senza peli. Ci sono diversi scatti che li ritraggono in differenti pose, oliati a dovere, dentro uno spogliatoio d’altri tempi. Ma in quell’estate rovente l’invenzione di Calciopoli aveva spazzato via tutto, la squadra più forte di quel periodo era stata annientata dall’organizzazione Moratti-Guido Rossi-Tronchetti Provera-Palazzi, e dei campioni in mutande si erano dimenticati tutti. Tra grida giustizialiste che volevano far dimettere Lippi, urla preistoriche che ipocritamente spingevano per lo schieramento dell’Under 21, ridicole convocazioni in tribunale di Buffon e Cannavaro durante la preparazione, si era giunti in un clima isterico al Mondiale di Germania che poi aveva visto trionfare nella finale di Berlino l’Italia (rappresentata per 6 unità da calciatori della Juventus) contro la Francia (che schierava invece solamente 3 giocatori della Juventus + Zidane).
Non contenti di questo colpo di fortuna, D&G hanno voluto ugualmente ripetere le fotografie negli spogliatoi anche per Sudafrica 2010. E’ andata a finire come abbiamo visto.
Il fallimento della Nazionale ha le radici nascoste nei peli strappati dal petto ai nostri ragazzi. Non la confusione di Marcello Lippi, non la crisi del calcio italiano. Farsi vedere dagli avversari già in mutande non è certo il modo migliore per intimorirli.