(Savio per Quasi Rete Gazzetta dello Sport)
Mentre terminavo il consueto turno lavorativo sottoterra (ogni giorno sei ore, come una preghiera di una dubbia religione) ascoltavo Ferrara contattato telefonicamente da Radio Uno. La conduttrice del programma, nota regina di quella Tv pubblica che oscilla tra calcio, Isole e canzoni, chiedeva a Ciro un parere su Diego Armando Maradona, identificato da buona parte della stampa come principale punto debole di una Nazionale proprietaria al contrario di tutte le carte in regola per alzare la Coppa del mondo.“Di una cosa puoi stare certa Simona, non sentirai mai parlare male un ex compagno di squadra di Diego”.
Le figlie alla fine l’hanno convinto, e Maradona si è presentato all’esordio come commissario tecnico in un Mondiale vestito come uno sposo. Appena dopo gli inni, la telecamera ha inquadrato Diego seduto in panchina che ha fatto un sorriso netto, leggero e quasi beffardo. Era lo stesso sorriso, ma invecchiato come un vino eccellente, del 1994, quando al termine di un’altra Argentina-Nigeria (giocata da marziano), era stato premurosamente preso in consegna (ancora prima di uscire dal campo) da una curiosa infermiera bionda, già pronta per il prelievo.
L’abito della festa è durato poco. Iniziata la partita Maradona ha cominciato a comportarsi come il suo carattere pretendeva, agitandosi oltre la riga bianca per una buona occasione della Nigeria, per la rete di Heinze, e per le troppe occasioni sprecate dai suoi giocatori, Messi in particolare. Il matrimonio è finito 1 a 0. Gli argentini in campo e sugli spalti si sono messi a gridare: Vamos! Diego ha sollevato in un abbraccio Leo, e non si è capito più quale dei due fosse l’altro.