Val Martello/Martelltal – Capita
sempre così, entro dalla mia parrucchiera che sono Andrea Pirlo ed esco fuori
che sono Massimo Cacciari. Da calciatore e filosofo in circa venticinque
minuti. Invecchio rapidamente ed acquisto saggezza, non tecnico-tattica ma in
attività di pensiero per lo più sistematica, vado dall’edicolante e dico
“Buongiorno, vorrei il quotidiano per favore”, la gentile signora chiusa fra i
giornali appare emozionata, ha di fronte a sé Massimo Cacciari, che solo poco
prima era Andrea Pirlo. Sfoglio velocemente, il partito sostenuto dal
quotidiano ha raggiunto il 40,8% di preferenze alle elezioni europee, si
respira euforia tra i caratteri, una nota critica letteraria si sforza di
recensire l’ultimo romanzo del famoso e ricco giovane scrittore che non avendo
problemi di vile pecunia si occupa della sua tata, una tematica avvincente e
regolata scientificamente, girano senza dire nulla le parole della nota critica
letteraria, l’importante è raggiungere il numero di righe richieste senza dire
fondamentale nulla, che il romanzo è brutto e scolasticamente noioso ad
esempio, l’importante è non sbilanciarsi mai per mantenere buoni rapporti con
tutti, potrebbero sempre tornare utili prima o poi. Per dimenticare in fretta
passo a prendere in automobile la mia famiglia e andiamo da Lanzani, bottega e bistrot dove il
bresciano può gustare aperitivi e specialità gastronomiche di alto livello, è
il caso di festeggiare cari miei Marta e Pietro, ero Andrea Pirlo e adesso sono
Massimo Cacciari, ho governato Venezia e pubblico con Adelphi, tempo di sederci
e al tavolo di fianco al nostro arriva il capitano del Brescia Calcio “Piacere,
Marco Zambelli”, “Piacere, Massimo Cacciari, ma se solo ci fossimo incontrati
questa mattina, credo avresti preferito”. Per romantica deduzione brindiamo
alla nostra salute con un pirlo (vino bianco frizzante, campari, seltz), Pietro
con un succo alla pera, mi rendo conto che il tempo è volato, oggi è la
giornata della grande tappa e sono seduto da Lanzani a filosofare di calcio e cultura, se lo scopre il direttore
del giornale questa volta mi ammazza, saluto rapidamente e corro in automobile
verso casa, ansia da tappone come scrive E.C. sul quotidiano, francamente no,
ma Passo Gavia, Stelvio, val Martello sì, ci sarà da divertirsi (non essendo
ciclista), sperando che non piova, e invece piove, le condizioni atmosferiche
sono proibitive, Nairo Quintana attacca sulla discesa dello Stelvio e non lo
prende più nessuno, i telecronisti parlano dei calciatori che si buttano per
terra dopo aver subito un buffetto, mentre i ciclisti salgono e scendono eroici
avvolti da pioggia e nevischio. La verità è che il calcio è un gioco, il
ciclismo uno sport, dicono i telecronisti con un certo rancore. Andiamo avanti,
Quintana attacca e non lo prende più nessuno, davanti a sé ha ancora la terribile
ascesa ventosa fino a Martelltal che arriva, è doveroso ricordarlo, dopo che i
corridori hanno già affrontato Gavia e Stelvio, 2618 e 2758 metri di altitudine.
Quintana va, l’avevo detto ieri che era il mio favorito, appena in tempo, il
mio buon nome d’inviato è conservato. Qualcuno mi rinfaccia di aver
pronosticato Cadel Evans solo una settimana fa, anche in virtù di una presunta
simpatia generazionale. Nego fermamente. L’unico che tiene il passo del
colombiano che vincerà il novantasettesimo Giro d’Italia è il canadese Hesjedal
che taglia il traguardo solamente otto secondi dopo la nuova maglia rosa,
quindi giunge il sempre battagliero Rolland a un minuto e tredici, via via gli
altri. La classifica generale vede Quintana nuovo leader, a un minuto e
quarantuno Uran Uran che viene da Urrao, a tre e ventuno Cadel Evans. Domani
ultima occasione per i velocisti, se sopravvissuti. Un saluto dal vostro
inviato ciclo-filosofico, Massimo Cacciari.