Bari - E’ andata che il famoso velocista
tedesco, descritto solamente l’altro
ieri da un noto quotidiano italiano come un dio della potenza e della forza dal
volto squadrato, dai lineamenti duri, gli occhi azzurrissimi, un po’ Rocky IV
un po’ Arnold Schwarzenegger, ma che a essere precisi assomiglia piuttosto a
Ivan Drago di Rocky IV e non a Rocky IV medesimo come ha scritto il
giornalista; è andata che Marcel Kittel si è ritirato dal Giro d’Italia a causa
della febbre e alla partenza di Giovinazzo questa mattina non c’era. Io invece
ero a Milano in libreria, alla cassa numero 7 dalle 9.30 alle 14, guarito dalla
febbre e dopo essere stato in ferie, e mi ripetevo che ero beato, beato me,
beato me, leggendo ad alta voce ai clienti dei passi dall’ultimo libro di
Maurizio Maggiani, sottile e nero, un’invettiva narrata oralmente che mi
sforzavo di riprodurre pur non amando generalmente i reading, mentre dall’altra
parte della cassa le persone volevano il sacchetto oppure il pacchetto, avevano
oppure non avevano la tessera fedeltà, sceglievano bancomat oppure carta di
credito, dalle 9.30 alle 14, la questione linguistica dello stare in cassa per
un tempo prolungato, è quello che mi preme. Oltre ad immaginare Maggiani, i suoi
figli della Repubblica, alternavo le
soluzioni datemi in dotazione dal buon Dio e dalla mia formazione autodidatta
per stupire i clienti con la mia presunta proprietà di linguaggio,
sorprendente per un cassiere, desidera un sacchetto oppure un pacchetto, spesso
nascono secondi di silenzio, ci guardiamo negli occhi, guardali negli occhi, ci
osserviamo in attesa di una risposta, io, loro no, ci pensano, un reading non
se l’aspettavano, si tratta di un’invettiva di Maurizio Maggiani, non è roba
mia. A Giovinazzo invece piove, viste dall’alto ogni città e paese d’Italia
regalano espressioni di meraviglia, certi documentari degli anni sessanta di
Folco Quilici ritrasmessi di recente su Rai Storia, ma anche qui l’elicottero del
Giro accompagna i ciclisti dall’alto e sorvola la bellezza di Bari, siamo
arrivati al circuito finale di otto giri di 8,3 Km ciascuno dentro la città e
il maltempo è arrivato puntuale, la direzione della corsa ha deciso di non
assegnare abbuoni e i tempi per la classifica generale verranno presi alla
campana dell’ultimo giro. I ciclisti scivolano, Maurizio Maggiani l’ho
incontrato solamente una volta, in libreria, sarà stato il 2002 o il 2003, lui
usciva dal bagno io entravo in bagno per lavarmi le mani, la porta era bianca, era
venuto a presentare un suo romanzo (La
regina disadorna? Il coraggio del
pettirosso?), indossava le bretelle, risultava trasparente. I suoi figli della Repubblica sono entrati
nella gioventù osservati ma non pedinati, controllati ma non compressi,
repressi ma non asserviti. La mia gentilezza di cassiere è un petardo che
spaventa perfino me stesso, fino a quando non scoppia, ieri sera in pizzeria
con Antonio abbiamo parlato del Giro e del nostro futuro tour italiano per
presentare i nostri due imminenti romanzi sportivi che hanno solo qualcosa di
sportivo, una volta fuori abbiamo deciso per una passeggiata lungo corso Buenos
Aires e stavamo discutendo di una poesia di Patrizia Valduga quando abbiamo
incontrato Patrizia Valduga. Abita da quelle parti. Con la velocità di una
ragazzina ci ha presentato la sua compagna di camminata. “Avete davanti a voi
due vedove di un certo livello: la vedova Raboni e la vedova Zanzotto”. Poi
sono scomparse rapide, e Antonio è andato a prendere il treno. Il ritiro di
Marcel Kittel ha spianato la strada al francesino Nacer Bouhanni, sempre
piazzato nelle volate dei giorni scorsi, più veloce nella circostanza di
Nizzolo, Veelers, Ferrari e Viviani. Intervistato sotto il caschetto il
vincitore aveva la faccia rosa e marrone per via degli schizzi di pioggia e
fango, non ha recitato una poesia di Patrizia Valduga, spero gli abbiano almeno
dato un po’ d’acqua e un asciugamano pulito per lavarsi le guance e godere al
meglio dei baci delle due Miss sul palco. L’invettiva di Maggiani si legge in
meno di un’ora, dopo il lavoro ammetto di aver continuato la lettura a casa,
azzerando il volume della televisione, tenendo la tappa in sottofondo e
sperando che non terminasse prima della fine del libro. Michael Matthews ha
conservato la maglia rosa per il terzo giorno consecutivo, record eguagliato
per un australiano. Domani partenza da Taranto e primo arrivo in salita, a
Viggiano. 203 Km. E da qui in poi, da qui in poi, basta.