Barolo – Dormivo così bene che mi
sono svegliato alle due e quarantacinque del mattino con un ricordo non nuovo
nella testa. Quando da ragazzo ogni giorno libero disponibile partivo da
Brescia e solitario mi recavo in una città della penisola più o meno lontana
con l’idea di sprofondare in un’altra vita, senza le solite abitudini,
innamorandomi di certe ragazze incontrate per strada, a Piacenza, a Bologna, a
Firenze, sposandole addirittura in alcuni circostanze ma solo fino al termine
del giorno quando ero costretto a comunicare alle novelle mogli che il giorno
dopo purtroppo sarei dovuto partire da solo per Torino, Roma o Napoli. Una
specie di acerbo e furbo Giro d’Italia pensavo alle due e quarantacinque del
mattino, anche se in seguito mai mi sarei perdonato di non aver esteso queste
tappe all’estero per periodi più lunghi di una settimana, potendomi così
innamorare di nuove ragazze anche a Valencia, a Lisbona o a Berlino. In ogni
caso sarà colpa di questi alberghi, di questi alberghi e di questi letti che
cambiano ogni giorno, la dura vita notturna di noi inviati al Giro d’Italia, a
volte mi piacerebbe semplicemente alzarmi sempre nello stesso letto, sempre
nella stessa casa e andare a timbrare il cartellino in libreria, quando ancora
mi veniva permesso di fare il libraio. Invece eccomi qui tra Barbaresco e
Barolo, il direttore del giornale oggi mi ha consigliato di evitare paralleli
tra vini e ciclismo perché lo faranno tutti, meglio sarebbe immaginare i
corridori ubriachi e soli nella cronometro individuale, isolati a smaltire la
sbornia pesante avvolti dai loro problemi esistenziali, senza gregari a
consolare le loro incertezze, mi conviene partire subito a tutta o gestire per
non arrivare spremuto al traguardo di Barolo? Da Barbaresco a Barolo passiamo
anche per Alba, 168 metri di altitudine, Alba
la presero in duemila, il dieci ottobre, e la persero in duecento, il due
novembre, dell’anno 1944. Pochi dischi mi sono rimasti impressi nella
memoria come il concerto in onore e a memoria di Beppe Fenoglio del Consorzio
Suonatori Indipendenti, registrato ad Alba alla chiesa di San Domenico, il 5
ottobre 1996. Anche la disperazione
impone dei doveri, e l’infelicità può essere preziosa. Per questo i
ciclisti nella cronometro individuale passano leggeri e ubriachi lungo la
strada di Alba, almeno nelle mie intenzioni, e si fermano a fare il
rifornimento alla chiesa di San Domenico, pur consapevoli di danneggiare
sensibilmente la loro prestazione in termini di minutaggio, di poter magari mandare
all’aria l’intero Giro per fermarsi a leggere qualche frase di Beppe Fenoglio.
Ma Primavera di bellezza o La Malora? I ventitré giorni della città di Alba o Il Partigiano Johnny? Chiedetelo a Cadel Evans, non vi risponderà.
Impegnato nella crono-enologica sbaglia tutto, sia le salite che le discese,
perdendo lucidità anche dal punto di vista psicologico. L’ubriaco del giorno è
lui, che perde la maglia rosa canticchiando dopo il traguardo Occorre essere attenti per essere padroni di
se stessi occorre essere attenti. Meno poetici e più razionali risultano Ulissi
e Uran Uran, il colombiano peraltro nato a Urrao. Da non credere. Mi chiamo
Uran Uran e vengo da Urrao. Serioso e meccanico nel suo completino nero si
prende tappa e maglia rifilando un minuto e sedici a Ulissi e un minuto e
trentaquattro a Evans che comunque non si scompone, Non temere il proprio tempo è un problema di spazio. E la
classifica generale? Buona domanda. Allora Uran Uran, Evans a trentasette
secondi, Majka a uno e cinquantadue. Uran Uran insomma, Urrao.