Cima Grappa – Il caffè della Peppina non si beve alla
mattina né col latte, né col tè, ma perché, perché, perché? Ero lì con
Pietro che cantavo Il caffè della Peppina,
con Pietro, Nicola e Giovanni a dire il vero, i nostri due amici immaginari, magari
ipotesi di fratelli futuri oppure no, eppure cantavamo al parco e dopo a casa,
il caffè della Peppina che metteva nella caffettiera cioccolata e marmellata, “Ma
no!” interrompeva Pietro, della Peppina che metteva nella caffettiera mezzo
chilo di cipolle e quattro o cinque caramelle, sette ali di frittelle, “Ma no!”
interrompeva Pietro, fino a quando la Peppina nella caffettiera ci metteva il
tritolo e faceva Boooom!, saltando in
aria col caffè, povera Peppina. “Oggi non te le fanno più scrivere canzoni così”,
dicevo a Pietro, “o meglio puoi anche scriverle ma non te le pubblicano, si sa
mai che il bambino s’impressioni ascoltando e leggendo la Peppina che fa Booom!” “Perché?” mi rispondeva Pietro, “Ma
perché, perché, perché?”, tagliavo corto riprendendo il ritornello. Nicola e
Giovanni invece non aggiungevano nulla, erano bambini immaginari, al massimo mi
chiedevano “Papino, quali libri belli sono usciti questa settimana?” e io soddisfacevo
la loro acerba curiosità intellettuale rispondendo “Oltre a Savio e a Gurrado
io direi Giancarlo Liviano D’Arcangelo e la sua Gloria agli eroi del mondo di sogni e poi Antoine Compagnon che
passa l’estate con Montaigne, è tornato di moda il buon vecchio Montaigne, mi
sa che sono questi i due libri che mi porto al mare”. Silenzio sul fronte
infantile. A Bassano del Grappa invece, i corridori si guardavano negli occhi “Ma
davvero ci tocca fare quella salita lì tutta da soli? Sono solamente 27
chilometri è vero, ma intensi”. E non era possibile dargli torto, l’altimetria
non lasciava spazio ad alcuna idea di scampagnata, la pendenza massima era del
14% e si partiva da metri 132 per arrivare a metri 1712, Cima Grappa, roba da
alpini o quantomeno da Grappa dell’Alpino,
dicevo a Pietro, il brutto di cronoscalare da solo è che non hai punti di
riferimento, nonostante tutte le informazioni che ti arrivano, sei solo di una
solitudine spettrale, se le cose cominciano ad andare male, non hai gregari che
ti vengono ad aiutare, tocca pedalare e sperare che finisca al più presto, se
sei colombiano e quindi cafetero
canticchiando per tirarti su Il caffè
della Peppina, che nella caffettiera mette il rosmarino e qualche
formaggino, una zampa di tacchino, una penna di pulcino, cinque sacchi di
farina e poi dice: “Che caffè!” Nairo Quintana da buon cafetero si può permettere di cantarle tutta, Il caffè della Peppina, ascende la salita della cronometro in un’ora,
cinque minuti, trentasette secondi davanti a uno splendido Fabio Aru (ormai
dicono tutti così) che c’impiega solo diciassette secondi di più. Terzo un
altro colombiano, il solito Uran Uran, che di ritardo prende un minuto e
ventisei. E la classifica generale? Quintana sempre più leader, con tre minuti
e sette secondi su Uran Uran e tre e quarantotto su uno splendido Fabio Aru.
Altro da sottolineare? Nulla, il cronista del Giro d’Italia questa sera è
stanco per i tanti scontrini battuti in libreria alla cassa numero 7, salta in
aria col caffè, Boooom!