di Flavio Marcolini
Mercoledì 10 marzo lo scrittore bresciano Francesco Savio alla libreria Feltrinelli di Corso Buenos Aires 33 a Milano presenterà il suo romanzo “Mio padre era bellissimo” (edizioni Pequod, pag. 139, euro 11), racconto denso e intenso di un rapporto particolare, fra un padre e di un figlio che non hanno avuto il tempo di conoscersi.
35 anni, un lavoro alla Feltrinelli di Piazza Duomo a Milano, Savio ha alle spalle la pubblicazione del racconto “Passi falsi” nell’antologia “Dylan revisited” (Manni editore, 2008) e collaborazioni con “Quasi Rete”, il blog letterario della ”Gazzetta dello Sport”.
“Il protagonista - ci spiega - è un bambino di nove anni che passa i pomeriggi sognando di vincere il Giro d’Italia, o di giocare bene a calcio come il suo idolo Platini. Quando il padre muore, il mondo intero per lui diventa incomprensibile, inadatte le parole per dirlo, inappropriati i sogni che continua a fare. Ha ancora senso affrontare in bicicletta la salita del Castello per migliorarsi e riuscire a indossare un giorno la maglia rosa o quella iridata di campione del mondo? E a che serve giocare a pallone per diventare un giorno un calciatore del Brescia e poi della Juventus, se papà non c’è più?”.
Il ragazzo decide di partire alla ricerca del genitore, in bicicletta o in treno, convinto che da qualche parte deve pur essersi nascosto: inizia la sua investigazione infantile, raccoglie e cataloga le foto di famiglia per scoprire la verità, convinto che il padre non possa essere morto per davvero.
“Ho iniziato a scrivere il testo spinto dalla necessità di recuperare l’infanzia, un periodo speciale della vita, quando tutto, forse, deve ancora incominciare” osserva. “Mi sono chiesto cosa renda interessante un’infanzia rispetto ad un’altra. Forse il modo in cui viene raccontata? Mi sono ricordato di un consiglio che Bradbury rivolgeva agli aspiranti scrittori: ‘inventatevi un personaggio e fategli desiderare qualcosa con tutto il cuore’”.
“Volevo scrivere una storia drammatica con ironia – sottolinea. “Ho cercato di scrivere un romanzo fatto di fotografie, immagini, pensieri, senza trucchi o stratagemmi. Un libro da far riposare un attimo quando lo si è finito, come una torta”.
Mentre si gode il risalto che l’opera ha avuto nelle cronache letterarie di queste settimane (la trasmissione Fahrenheit di RaiRadio3 lo ha fra i libri più gettonati), Savio continua a scrivere: “Ho quasi finito un altro romanzo. Potrebbe intitolarsi “Troppe somiglianze con la solitudine” o “Una storia della nuvole”. Sarà la storia di un ragazzo che ama le nuvole, il cinema, e il silenzio”.
Savio vive a Milano dal 2001. “Ma - assicura - torno quasi ogni settimana a Brescia affinché la mia città non si dimentichi di me. A volte penso che alla fine una persona scelga di vivere nel posto dove stanno i ricordi della sua infanzia, e per questo credo che un giorno tornerò a stare a Brescia. Nell’attesa che ciò avvenga, qualche volta quando passeggio mi sorprendo ad accarezzare con le dita le pareti di certe case del centro. Forse significa qualcosa”.
Con l’autore mercoledì dialogheranno il saggista Giuseppe Antonelli (conduttore della trasmissione letteraria di RaiRadioTre Fahrenheit) e l’editore Marco Monina (titolare di Pequod). L’appuntamento è alle ore 18.30.