giovedì 9 dicembre 2010

Il ragazzo dai capelli come Pavel Nedved



Ho conosciuto un ragazzo che, per diventare come il suo campione preferito, era solito recarsi dal parrucchiere per farsi pettinare i capelli come il suo campione preferito.

Per una coincidenza sfortunata, il suo campione preferito era Pavel Nedved, proprietario di una chioma bionda irripetibile, sorgente dal centro della testa per propagarsi poi, attraverso onde saltellanti durante la corsa, fino quasi alle spalle.

E’ stato forse per il tempo perduto dal parrucchiere e a guardarsi allo specchio che quel ragazzo non è diventato forte come Nedved, lo si capisce con chiarezza leggendo La mia vita normale, autobiografia del fuoriclasse ceco scritta dall’ex giocatore di Juventus e Lazio in collaborazione con Michele Dalai, e pubblicata da add.

Leggere la vita di una persona importante è piacevole quando dal racconto traspare la normalità di essere straordinario, e quando questa eccellenza viene descritta senza presunzioni. E’ questo il caso della Vita normale di Pavel, iniziata a Cheb, ad ovest della Repubblica Ceca, nel 1972 e proseguita poi prevalentemente a Praga, Roma, e Torino. Luoghi dove Nedved ha dedicato più tempo a rinforzare il suo luminoso talento che a pettinare i suoi belli capelli.

Ora potrei raccontare della Rivoluzione di Velluto, delle Vacanze romane o del Pallone d’Oro di Pavel. Di certi derby o di un’ammonizione da dimenticare. Ma non voglio rovinare la lettura a chi magari sta già correndo, appena meno veloce della Furia Ceca, fino alla libreria più vicina per acquistare il prezioso volume, sorprendendo per giunta il libraio grazie ad una parrucca bionda esplosiva indossata per l’occasione.

Preferisco svelare un segreto nascosto a destra di pagina 96, dove solitamente, come tutti sanno, trova spazio pagina 97. Non in questo caso.
Qui a destra del 96 iniziano le fotografie, con un Nedved bambino splendente in mezzo agli altri compagni di classe. La domanda è: perché alcune persone splendono nelle fotografie? Solo una questione di luce, o accordi col fotografo? No, io non ci credo. Voi non so, ma se sapete la verità, fatemelo sapere.