martedì 24 giugno 2014

Maracanazo: Italia-Uruguay. Mario Benedetti, morsi, gomitate e Godin



Milano - Lo sa anche Mario Benedetti che Diego Godin bisogna marcarlo sui calci d’angolo, voi direte chi è Mario Benedetti. Procedendo per esclusione non è Mario Balotelli, o forse lo conoscete meglio come Mario Orlando Hamlet Hardy Brenno Benedetti-Farugia, figlio di Brenno e Matilda, immigrati italiani in Uruguay. In ogni caso è stato un poeta, saggista, scrittore e drammaturgo. Ma Diego Godin bisogna marcarlo sui calci d’angolo, possibilmente tirargli una gomitata mentre salta o pestargli un piede prima che stia saltando, specie quando l’arbitro ha espulso ingiustamente un giocatore della tua squadra e di certo non è nella condizione psicologica ideale per valutare correttamente un’azione scorretta e confusa che accade dentro l’area di rigore. Ma è il trentaseiesimo del secondo tempo e sugli sviluppi di un calcio d’angolo saltano in quattro uruguagi contro Chiellini che, pur solitamente abile nel far roteare i gomiti, non può l’impossibile sovrastato nella circostanza dall’autore del gol, da Caceres, da Rios e da un altro: Uruguay 1, Italia 0. Chiedo a Mario Benedetti se lo sa che Diego Godin bisogna marcarlo sui calci d’angolo e il poeta, saggista, scrittore e drammaturgo uruguaiano mi risponde Ma certo che lo so, anche se sono morto a Montevideo nel 2009 dopo che ero nato a Paso de los Toros nel 1920. Godin bisogna marcarlo sui calci d’angolo, continua Mario, possibilmente tirargli una gomitata mentre salta o pestargli un piede prima che stia saltando, e lo dico contro il mio interesse perché sono celeste, ma specie quando l’arbitro ha espulso ingiustamente un giocatore della tua squadra e di certo non è nella condizione psicologica ideale per valutare correttamente un’azione scorretta e confusa che accade dentro l’area di rigore, bisogna alzare il gomito o pestare il piede. Godin invece balza indisturbato e fate conto che è già alto un metro e ottantasei anche se in televisione sembra addirittura più lungo. Balza Godin e per sicurezza si tira dietro in aria Caceres, Rios e un altro tanto che Chiellini non alza nemmeno i piedi da terra e l’Italia subisce uno dei goal più banali da quando esiste il calcio ovvero un corner calciato in mezzo all’area di rigore e uno spilungone (nemmeno esagerato, un metro e ottantasei) salito dalla difesa per cercare il colpaccio lo trova senza neanche ricevere una gomitata o almeno un piede pestato. E’ finita, torniamo a casa dopo aver vinto con l’Inghilterra e aver perso con la Costa Rica e l’Uruguay. Abete e Prandelli si dimettono (il primo con qualche anno di ritardo, il secondo perché scaduto il prestito stabilito a suo tempo con la parrocchia di Orzinuovi). Chiellini controlla i segni che Luis Alberto Suarez gli ha lasciato con un morso sulla spalla e trova conferme alle voci che dipingono il fenomenale attaccante del Liverpool talvolta come Dracula, come un cane senza museruola, come Hannibal Lecter. In famiglia non ci perdiamo d’animo e ceniamo con un risotto allo zafferano spesso confuso con il risotto alla milanese e del vino bianco. Abbiamo altri motivi per festeggiare. E Mario Benedetti? Non è Mario Balotelli, sostituito mestamente dopo aver fallito l’ennesima partita in cui avrebbe dovuto dimostrare di essere quello che non sarà mai, ma un figlio di immigrati italiani, Brenno Benedetti e Matilde-Farugia, i quali lo battezzarono con cinque nomi: Mario Orlando Hamlet Hardy Brenno. Forse lo conoscete meglio così.