domenica 22 giugno 2014

Maracanazo: Belgio-Russia. Le figlie di Van Gaal e Nanni Moretti

 Stradella – A un matrimonio in un cui il fotografo ufficiale era Louis Van Gaal giovane mentre io invece ero vestito benissimo (non mi metto sempre camicia bianca e cravatta azzurra di Marinella altrimenti francamente divento irresistibile) mi è tornata in mente come ogni volta che penso all’allenatore olandese quella faccenda delle figlie che erano obbligate a dargli del lei, che forse tuttora sono obbligate a dargli del lei, le cose folli tendo a non dimenticarle. Comunque Louis Van Gaal da allora me lo immagino in ciabatte di plastica con le calze bianche mentre si rilassa a questo punto presumo ospite delle figlie (si sono sposate, hanno forse scelto uomini che continuano a pretendere dalle mogli del lei) e ordina:
“Anneke! Mi porti un caffè per favore!”
Anneke corre alla macchinetta timorosa e cerca di fare il meglio, si sa mai che sbagli la diagonale dal salotto alla cucina, Louis frena i pensieri che lo portano a visioni di sovrapposizioni, pressing e soluzioni alternative al pensato del mister avversario, che diamine sta riposando.
Quindi sono andato dal fotografo, gli ho detto Sai somigli a Louis Van Gaal da giovane, lui ha tentennato e mi ha risposto in tedesco, era tedesco perbacco, ma io la lingua di Goethe l’ho studiata cinque anni seppur male e non è detto che mi torni utile se un giorno mi ritroverò disoccupato e dovrò trovar lavoro in Sud Tirol. Quindi ho capito, Tu piuttosto sembri Pirlo mi ha detto, ci siamo presi uno spritz ed è finita lì. Si sposavano un siciliano e una germanica, amici conosciuti al corso pre-parto un paio d’anni fa, e i tedeschi mantenevano come da copione un cerco distacco dalla partita che andava in contemporanea alla cerimonia: Germania-Ghana. La loro indifferenza ai fatti sportivi era evidente, mangiavano e bevevano, una cantante sola sul palco della sua sopravvivenza economica tirava avanti a campare con buona professionalità mischiando danze italiane e teutoniche, qualche invitato ubriaco chiedeva il microfono per eseguire la sua canzone (composti i merkeliani, sbracati i nostri). Io controllavamo ogni tanto il risultato e lo comunicavo ai presenti, uno a zero, uno a uno, due a uno due a due, è finita. La cantante intonava le temibili Dieci ragazze e Volare per portare a casa la pagnotta e io mi sentivo come Nanni Moretti in Bianca quando sale sul pullman e trova gli altri professori della scuola Mariliyn Monroe pronti a partire per una gita fuori porta. Per fortuna Laura Morante, il collo di Laura Morante, ottima occasione per gridare all’autista Si fermi! Voglio scendere!
Ho visto invitati tedeschi passare davanti a italiani in coda al buffet sopportati da camerieri istruiti, pronti a ribattere:
“Tanto quando c’è Italia-Germania perdono sempre.”
Quasi sempre, mi sono permesso in camicia bianca e cravatta azzurra, cominciamo intanto a pareggiare martedì con l’Uruguay, faccia un passo avanti chi se la sente di marcare Luis Alberto Suarez. Per rientrare a casa all’una di notte abbiamo percorso una stradina tra i campi, poi la tangenziale e l’autostrada. Mi sono ricordato lungo il viaggio che a me toccava commentare Belgio-Russia e invece a Gurrado Germania-Ghana. Era troppo tardi. Ho pensato di far finta di niente e oltrepassare con disinvoltura il casello, Fabio Capello è riuscito a esportare il suo calcio soporifero anche ai Mondiali brasiliani, certo messo in scena nella circostanza da interpreti poco al di sopra della mediocrità. Il Belgio ha fatto poco di più, e solo nel finale grazie alle gambe storte e veloci di Hazard. L’uno a zero di Origi a pochi minuti dal termine ha fatto la felicità di una bella e bionda tifosa belga con le corna sugli spalti, quella vicino purtroppo era meno carina.