Il Giro d’Italia arriva a Brescia. Alle dieci del mattino trascinato dal non senso mi dirigo a piedi fino al traguardo, immaginando che so, d’incontrare Ivan Basso. Ma è un’idea priva di logica, il capitano della Liquigas è 180 Km più indietro, anzi, non è ancora partito. Nella zona dell’arrivo posizionano transenne, montano i palchi. Retrocedo verso il centro della città, compro il terzo quotidiano del giorno, Il Foglio, mi siedo su una panchina di marmo bianco, leggo. Temperatura ideale. Leggo: il mio amico Gurrado scrive di romanzoni e diritti umani, ma un braccio teso sbuca a pochi cm dal mio sguardo. Un rettangolo di carta prestampato. Una voce:
”Permesso di soggiorno, associazione per i permessi di soggiorni, ragazzi africani, sostenere”.
Francamente non capisco cosa mi viene chiesto, e mi difendo con un categorico:
”No grazie, sono a posto così”. Sono a posto così. Da presunto scrittore poi rifletto sulle risposte da dare a chi t’importuna per la strada. Quale la migliore? No grazie. No guarda. Dai davvero basta. Non insistere. Per favore. Sono a posto così (ripetuto per N numero di volte, una per ogni insistenza). Finisco Gurrado.
Leggo la posta. Frank Cimini sottolinea l’intervento di Roberto Mancini al processo di calciopoli. Sì, il Roberto con la sciarpa che, quando allenava l’Inter di Moratti, perdeva solo perché Moggi se la intendeva con gli arbitri. Quattro anni dopo il Mancio sostiene che sì, insomma, non voleva dire proprio quello, sono cose che scappano fuori a fine partita quando perdi. Ah. Cioè, non voleva intendere che...Ma come?? Te le rubava o non te le rubava le partite Luciano? Boh.
Frank Cimini dice la verità, ai giornali calciopoli non interessa più. Quelle chiacchiere del 2006 che, gestite in un’inchiesta a senso unico, servirono al Tribunale speciale creato da John Elkann e Guido Rossi per mandare la Juventus in serie B e falsare diversi campionati, adesso non interessano più. Tanto gli italiani sono degli storditi che buttano giù in un sorso solo le verità della televisione e dei grandi quotidiani nazionali, ai quali calciopoli non importa più. L’Inter colleziona vittorie, di cartone e non, e tutti sono contenti. Gli interisti non si pongono domande. Giuliano Ferrara risponde alla lettera di Frank Cimini che Il Foglio aveva avvertito che la palla è tonda e che l’inchiesta sul calcio truccato era una bischerata.
John Elkann. Da tifoso juventino quando lo vedo mi tocco sempre, più ancora di quando scorgo in lontananza Montezemolo. Al salone del Libro di Torino l’ho osservato da molto vicino il fratello di Lapo mentre parlava con Mario Calabresi, direttore della Stampa, e altri esperti chiamati a discutere del futuro della carta stampata. Cioè Calabresi parlava mentre John armeggiava con il Blackberry (o era un Iphone?) in continuazione, provocando un’interferenza continua nei microfoni. Si sentiva male. All’inizio gli altri relatori si guardavano per capire la causa dell'interferenza, poi quando hanno capito che era John hanno fatto finta di niente. Tutti hanno fatto finta di niente, mentre John pigiava i piccoli tasti. Il presidente della Fiat messaggiava come un matto, senza ascoltare il direttore del suo giornale. Taratt taratt. Taratatt taratatt. Poi toccava proprio a lui parlare, e John allora ha detto che a lui sì piace leggere, in particolare legge...La Stampa. Che è sua. Battuta di John. La claque del presidente si spancia dalle risate.
Riprendo la lettura del Foglio, ma giunge un venditore di rose. Non gli compro il fiore, e si mette a piagnucolare. Dio, che permaloso. Mi spiace, ma non voglio acquistarla. E’ un dramma. Fa finta di piangere per un paio di minuti. Leggo. Arriva un uomo con la barba di zucchero filato e un cappello bianco e si piazza davanti a me, non richiesto ombrellone che mi protegge da un pallido sole. L'ho già incontrato anni fa, è un poeta che vende i suoi versi ciclostilati per strada. Mi dice:
”Ciao, principino”.
No grazie, sono a posto così.
”Permesso di soggiorno, associazione per i permessi di soggiorni, ragazzi africani, sostenere”.
Francamente non capisco cosa mi viene chiesto, e mi difendo con un categorico:
”No grazie, sono a posto così”. Sono a posto così. Da presunto scrittore poi rifletto sulle risposte da dare a chi t’importuna per la strada. Quale la migliore? No grazie. No guarda. Dai davvero basta. Non insistere. Per favore. Sono a posto così (ripetuto per N numero di volte, una per ogni insistenza). Finisco Gurrado.
Leggo la posta. Frank Cimini sottolinea l’intervento di Roberto Mancini al processo di calciopoli. Sì, il Roberto con la sciarpa che, quando allenava l’Inter di Moratti, perdeva solo perché Moggi se la intendeva con gli arbitri. Quattro anni dopo il Mancio sostiene che sì, insomma, non voleva dire proprio quello, sono cose che scappano fuori a fine partita quando perdi. Ah. Cioè, non voleva intendere che...Ma come?? Te le rubava o non te le rubava le partite Luciano? Boh.
Frank Cimini dice la verità, ai giornali calciopoli non interessa più. Quelle chiacchiere del 2006 che, gestite in un’inchiesta a senso unico, servirono al Tribunale speciale creato da John Elkann e Guido Rossi per mandare la Juventus in serie B e falsare diversi campionati, adesso non interessano più. Tanto gli italiani sono degli storditi che buttano giù in un sorso solo le verità della televisione e dei grandi quotidiani nazionali, ai quali calciopoli non importa più. L’Inter colleziona vittorie, di cartone e non, e tutti sono contenti. Gli interisti non si pongono domande. Giuliano Ferrara risponde alla lettera di Frank Cimini che Il Foglio aveva avvertito che la palla è tonda e che l’inchiesta sul calcio truccato era una bischerata.
John Elkann. Da tifoso juventino quando lo vedo mi tocco sempre, più ancora di quando scorgo in lontananza Montezemolo. Al salone del Libro di Torino l’ho osservato da molto vicino il fratello di Lapo mentre parlava con Mario Calabresi, direttore della Stampa, e altri esperti chiamati a discutere del futuro della carta stampata. Cioè Calabresi parlava mentre John armeggiava con il Blackberry (o era un Iphone?) in continuazione, provocando un’interferenza continua nei microfoni. Si sentiva male. All’inizio gli altri relatori si guardavano per capire la causa dell'interferenza, poi quando hanno capito che era John hanno fatto finta di niente. Tutti hanno fatto finta di niente, mentre John pigiava i piccoli tasti. Il presidente della Fiat messaggiava come un matto, senza ascoltare il direttore del suo giornale. Taratt taratt. Taratatt taratatt. Poi toccava proprio a lui parlare, e John allora ha detto che a lui sì piace leggere, in particolare legge...La Stampa. Che è sua. Battuta di John. La claque del presidente si spancia dalle risate.
Riprendo la lettura del Foglio, ma giunge un venditore di rose. Non gli compro il fiore, e si mette a piagnucolare. Dio, che permaloso. Mi spiace, ma non voglio acquistarla. E’ un dramma. Fa finta di piangere per un paio di minuti. Leggo. Arriva un uomo con la barba di zucchero filato e un cappello bianco e si piazza davanti a me, non richiesto ombrellone che mi protegge da un pallido sole. L'ho già incontrato anni fa, è un poeta che vende i suoi versi ciclostilati per strada. Mi dice:
”Ciao, principino”.
No grazie, sono a posto così.