Al Salone del Libro di Torino mi sono presentato con una camicia azzurra, ma dopo pochi minuti ho capito che avevo sbagliato tutto. La maggioranza degli scrittori quest’anno indossava una giacca leggera sopra una maglia girocollo (a maniche lunghe o corte non so).
Massimo Cacciari passeggiava lungo le corsie, più tradizionalmente abbigliato, fermato talvolta da studenti annoiati per una fotografia ricordo:
“Lei è Massimo Cacciari?”
“Sì, sono io Massimo Cacciari”.
“Ce la facciamo una foto insieme?”
“Va bene”. Clic.
Poi il filosofo tornava severo nel suo completo prevalentemente verde scuro, scrutando quarte di copertina, e incrociando il suo sguardo ho sentito che suggeriva:
“Lo stile è tutto, figliolo, in ogni cosa che fai”.
Ho pensato di chiedergli il perché del trionfo del girocollo al Salone 2010, ma perfino lui non ha saputo darmi una spiegazione.
Massimo Cacciari passeggiava lungo le corsie, più tradizionalmente abbigliato, fermato talvolta da studenti annoiati per una fotografia ricordo:
“Lei è Massimo Cacciari?”
“Sì, sono io Massimo Cacciari”.
“Ce la facciamo una foto insieme?”
“Va bene”. Clic.
Poi il filosofo tornava severo nel suo completo prevalentemente verde scuro, scrutando quarte di copertina, e incrociando il suo sguardo ho sentito che suggeriva:
“Lo stile è tutto, figliolo, in ogni cosa che fai”.
Ho pensato di chiedergli il perché del trionfo del girocollo al Salone 2010, ma perfino lui non ha saputo darmi una spiegazione.
Nell’overdose d’incontri con autori ed editori, ho notato che la quasi totalità degli scrittori allargava il collo della maglietta con le dita quando passava una bella donna travestita da sponsor di una Regione, o di un’azienda di telefonia. Io allentavo invece il colletto, e dialogavo con M.:
“Hai visto, quello non è Cacciari? A che starà pensando?”
“Starà pensando che la chiesa deve tornare al paradosso del Vangelo, deve portare finalmente la spada in questo mondo. Deve smetterla d’inseguire questo e quello, di parlare di federalismo e roba del genere, e tornare a predicare verbum. E poi a quella mora vestita di giallo, con gli occhi verdi e i denti più bianchi delle caramelle Polo”.
“Hai visto, quello non è Cacciari? A che starà pensando?”
“Starà pensando che la chiesa deve tornare al paradosso del Vangelo, deve portare finalmente la spada in questo mondo. Deve smetterla d’inseguire questo e quello, di parlare di federalismo e roba del genere, e tornare a predicare verbum. E poi a quella mora vestita di giallo, con gli occhi verdi e i denti più bianchi delle caramelle Polo”.
Il giubbotto di pelle che faceva l’altalena sulla tracolla della mia borsa grigia rettangolare, sembrava volermi ricordare che, ormai avrei dovuto saperlo, dentro al Lingotto fa spesso troppo caldo. In ogni caso però una camicia è sempre più bella di una maglietta. Se fa caldo e ti togli la giacca inoltre, resti in T-shirt, probabilmente pezzata, e questo non è bene per uno scrittore, ma anche in generale. Io amo la montagna in estate e quindi lo so, in camicia si suda sempre meno.