venerdì 5 ottobre 2012

Non c'è arte


Va così, ci sono momenti che uno non riesce a leggere niente. Lo dicevo ad Antonio la scorsa settimana, oppure no non era Antonio e non era nemmeno la scorsa settimana, ma ci sono momenti che uno non riesce a leggere niente e di norma in quei momenti allora io, deambulo per casa e mi avvicino alle librerie, faccio passare con il dito il profilo dei libri che non li ho letti tutti quelli nelle librerie, alcuni solo comprati e messi lì, in attesa. Deambulo e dico a mia moglie va così: è uno di quei momenti in cui non riesco a leggere niente, e lo dico con una faccia come se fosse morto qualcuno, che poi è la stessa faccia di quando dico a mia moglie sai, è un momento che non mi viene da scrivere niente. E lei di solito mi dice ma tanto poi lo trovi qualcosa da leggere/scrivere e io dico è vero certo, però penso intanto è uno di quei momenti in cui non riesco a scrivere niente, e in seconda battuta nemmeno a leggere niente. E’ terribile. Allora scorro i profili dei libri: ecco questo non l’ho ancora letto, potrebbe essere il suo momento. Oppure questo perché l’avevo abbandonato a pagina 53? E’ il caso di riprenderlo? Ma questa volta non funziona.
La stessa cosa in libreria, mentre lavoro mi passano tra le mani talmente tanti libri che non avete idea, gli occhi si posano su copertine che poi il cliente interrompe. Cinque giorni dopo allora ribecco con lo sguardo la signora in bianco e nero con un pallone sul cappello e giro il libro e dietro c’è scritto: “Il fuorigioco non è una cosa da bambini.” Proprio così, e la frase mi stende, vorrei averla scritta io ma pure leggerla è un privilegio e allora quando finisco il turno me lo compro Péter Esterhazy, lo leggo subito dopo pranzo e mi trovo dentro un romanzo geniale, per 16 euro. Che visto che sono tempi magri se proprio non li avete come me questi soldi andate in libreria e leggete almeno da pag.14 a pag.17 "Mia madre come vittima della letteratura", capitoletto nel quale l’autore ungherese ricorda come nel suo ultimo libro, vale a dire nel suo penultimo libro perché nel frattempo ha già pubblicato anche "Rubens", che a questo punto mi chiedo se Esterhazy non si riferisca allora al suo terzultimo libro ma lasciamo stare, ecco in uno dei libri  più recenti di Péter c’è una scena in cui il narratore spiega la regola del fuorigioco a sua madre, che giace sul suo letto di morte. Ecco leggete queste tre paginette con sua madre morente che non fa bene guardarla perché ha cambiato le proporzioni e tutto è stravolto, e pensare che un tempo Lilike assomigliava alla regina Elisabetta almeno secondo l’autore e nonostante fosse ungherese adesso che era stata eletta a sorpresa con una piccola ma entusiasta maggioranza gli inglesi dovevano mettersi in ginocchio, bastardi. Ecco leggete almeno queste poche pagine, tentativo estremo di spiegare al cervello di una donna la regola del fuorigioco, l’ultima occasione per farle comprendere: "Al momento del tiro..." e non farla giungere davanti al giudice celeste impreparata.

Péter Esterhazy – Non c’è arte. (Narratori Feltrinelli, 18 euro)