lunedì 17 settembre 2012

Finalmente domenica! (4)



Del resto ognuno ha il suo destino, mi dico, e allora mi alzo alle sei e cinquanta dal lunedì al sabato però il giovedì no, meglio se ho preparato i vestiti la sera ma quando mai, quindi nella penombra per non svegliare nessuno cavo fuori dall’armadio il necessario scovando i pantaloni la camicia e le calze, gran casino per le calze e anche sbuffi. Che magari ho appena sognato come ieri notte un Tir che mi viene addosso niente di male, ma io sto procedendo in autostrada regolare con la mia Colt e il Tir sorpassa quello davanti a me ma al contrario ed eccolo qui il Tir enorme e non è che ho tempo di urlare o di aver paura ma di osare una sola parola sì e la parola con il Tir davanti grosso gigante pronto a schiacciarmi è:
“Quindi?”

Il camionista non risponde, la sveglia sì e certe mattine ho un sacco di idee e pure di propositi per il pomeriggio quando mi metterò al computer a scrivere e...ma alle due, quando il turno finisce, tutto è screpolato, il cervello in particolare. Niente di grave, ma trova la freschezza per il proposito, lo sviluppo di quelle idee. Guardingo di conseguenza mi addormento dopo pranzo per un quarto d’ora o due quarti d’ora al massimo convinto di risvegliarmi a posto, o meglio mi addormentavo dopo pranzo perché adesso quando arrivo a casa c’è Pietro che mi fa un sorriso enorme e allora io arrivo alla porta suono apposta il campanello perché fa a voce alta dlin dlon e lui resta a gattoni interdetto e poi gli faccio ps ps e lui alza gli occhi e allora lì fa un sorriso enorme che io penso, ok, questo è comunque un buon romanzo che mai nessuno scriverà. Mi fai venire in mente, Pietro, quando mi avevano parlato dell’odore speciale dei neonati e io avevo pensato certo, come no, poi il giorno che sei nato sono tornato a casa dopo che eravamo stati solo io te e tua mamma nella stanza dell’ospedale per qualche ora ecco sono tornato a casa da solo a prendere una cosa e quando sono entrato la porta ha mosso il vento e io ho risentito quell’odore lì speciale e ho pensato: ma guarda, allora è vero, adesso esiste sul serio quell’odore speciale ce l’ho addosso ed è unico, e già domani non ci sarà più.

Alle due, dicevo, torno a casa con la testa piena di copertine, che la cosa che mi piace di più del mio lavoro sono le copertine dei libri che mi restano in testa, quelle dei saggi però, perché quelle dei nuovi romanzi tendenzialmente ormai fanno pena. Ma quelle dei saggi, ragazzi, fatevi un giro in libreria, e guardatele. Io le imparo, le conservo e quando proprio invadono oltre la fronte le compro tipo il nuovo “Dante” di Marco Santagata, una Scia Mondadori. Compro tutto il libro chiaro, non solo la copertina. Che diciamolo, professor Santagata, nei primi capitoli qualcosa potevi pure tagliare ma voi accademici siete così talvolta vi dilungate ma adesso vediamo la seconda e ti faccio sapere. La copertina però mamma mia, bravi bravi questi della Mondadori che hanno messo insieme Domenico di Michelino, Botticelli, Gustavo Doré e Scuola di Giotto. Poi leggo sul giornale un articolo che giustamente devasta criticamente la raccolta completa dei racconti di Giuseppe Berto appena usciti per la prima volta da Rizzoli in squallida edizione economica senza una data senza una nota e penso mio dio Giuseppe, ti hanno fregato anche stavolta. Torno a casa e per disperazione vado a recuperare Il cielo è rosso, Il male oscuro, La cosa buffa nelle mie edizioni Rizzoli 1966, 1964 e 1969 ed ecco questi sono libri, perbacco, una volta li facevano così i libri Pietro tu non ci crederai ma li facevano belli così. Li metto sul tavolo di legno e chiudo il tris bertiano con Dante allora, che cosa c’entra non so, ma sono belle copertine e fanno un rettangolo di quattro belle copertine.

Infine, le due di domenica non sono le due della settimana, anche Dante, Berto e Santagata saranno d’accordo, e a Marassi la Juventus affronta e batte la squadra più antica d’Italia per tre a uno dopo aver sofferto molto nel primo tempo e dilagato nella ripresa. Reti di Immobile, Giaccherini, Vucinic e Asamoah. Ognuno ha il suo destino, della sua infanzia Dante non parla e ci stupiremmo del contrario, l’infanzia infatti è la grande assente nella letteratura del Medioevo.