venerdì 27 gennaio 2012

Per Aldo Busi

Un appello di 200 contro la querela di Veronica Lario
Polemiche. Il 7 marzo la prima udienza
Ha chiamato a giudizio Aldo Busi che le ricordava di Mangano

Si moltiplicano alle adesioni in calce all'appello di intellettuali che solidarizzano con Aldo Busi, chiamato mercoledì 7 marzo al Tribunale di Monza, nella prima udienza dibattimentale del processo a suo carico, a difendersi dall' accusa di aver leso la reputazione di Veronica Lario. Il capo d'imputazione contestato allo scrittore è singolare: «Nel corso della trasmissione televisiva '8 e mezzo' (…) offendeva la reputazione di Miriam Bartolini, coniuge di Silvio Berlusconi, in quanto, in risposta alla domanda “di Veronica Lario, cosa pensa?”, rispondeva: “Non ho mai pensato nulla, soltanto mi sembra molto strano che una signora che ha recitato, che è stata nei teatri, che, insomma, non dico colta, ma comunque con un'istruzione piuttosto vasta, mandi una lettera per una storia di possibili corna o tradimenti o minorenni, ecc., e non abbia mai detto nulla sul fatto che a casa Berlusconi c'era un tale Mangano, lo stalliere pluriomicida e mafioso di vaglia che stava lì e che probabilmente ha preso in braccio i suoi bambini… Allora io mi sarei svegliata, magari venti anni prima"». A sostegno di Busi in una settimana sono scesi in campo circa 200, fra i quali gli scrittori Alessandro Barbero, Carmen Covito, Nicola Lagioia e Francesco Savio, i docenti universitari Giovanni Tesio e Antonio D'Andrea e i critici letterari Marco Dotti e Marco Cavalli. «CONSIDERIAMO inaccettabile che un magistrato possa dare seguito a una querela che parte da una simile dichiarazione - scrivono sul sito www.altriabusi. it. - Non occorre leggere tra le righe delle parole di Busi per capire che lo scrittore, lungi dall'offendere Veronica Lario, le riconosce pubblicamente una sua dignità civile violata dall'ex marito e, in seconda battuta, proprio dalla stessa Lario allorché, per distanziarsi anche legalmente da Berlusconi, adduce come ragione, tra le tante e più gravi a disposizione, il tradimento sessuale di lui. E' paradossale che un magistrato abbia potuto ravvisare nella querela gli estremi per avviare una causa processuale». «RITENIAMO che la magistratura italiana abbia troppe urgenze cui dare la precedenza - concludono - per scialacquare tempo e denaro dei contribuenti in contenziosi di conclamata futilità». E danno appuntamento «la mattina del 7 marzo a Monza, davanti al Tribunale. Servirà a rammentare ai giudici che il loro operato è soggetto al giudizio di quei cittadini che non hanno né santi in paradiso né ex coniugi che versano loro, a titolo di indennizzo, un appannaggio mensile di 3 milioni di euro».
Flavio Marcolini