venerdì 7 gennaio 2011

Il posticipo: Juventus-Parma (I piedi caldi di Voltaire, quelli gelidi di Amauri Presley)


Per una certa impazienza che mi aveva agitato anche nel sonno, il giorno dell’Epifania mi sono alzato all’alba. Non vedevo l’alba, così, da una finestra, sulla terra, da almeno dieci anni. Ne avevo vista una, quattro anni fa, viaggiando in aereo, ma non è la stessa cosa. Mi è venuta voglia di scrivere, ma subito ho pensato che fosse una pessima idea. Perché era una voglia banale e, in un certo senso, accademica, da luogo comune.

Ne avevo la certezza per via del fatto che avevo i piedi freddi. Da quando ho letto Sciascia citare la battuta di Voltaire che per dipingere bene bisogna avere i piedi caldi, ogni volta che mi metto a scrivere indosso doppie calze, oppure prima eseguo un rapido, e bollente, pediluvio. Ma all’alba di fare il pediluvio non m’andava, così ho cominciato a immaginare i piedi diversamente temperati degli scrittori appoggiati sulla mia libreria, e successivamente i gradi centigradi racchiusi nelle scarpe di quelli che la gente considera a torto scrittori, forse perché non è stata ancora inventata una parola intermedia capace di distinguere uno Scrittore da uno scrittore. Così, ad un Aldo Busi dai mignoli bollenti, contrapponevo un G.F. dalle caviglie furbe ma ghiacciate. Per un Giuseppe Berto con i piedi fumanti anche se immersi nella neve, mi veniva addosso un P.G. dalle falangi noiosamente assiderate.

Di questo passo, come il narratore del Todo modo di Leonardo Sciascia, sono arrivato perfino a chiedermi se qualche scrittore affermato conservi davvero le proprie pagine migliori per sé, regalando ai lettori solamente quelle scritte a piedi tiepidi o raffreddati. Ma conoscendo la vanità media della quasi totalità, mi sono risposto che la distinzione tra pagine calde e pagine fredde deve essere un affare che riguarda pochi umili, e bravi Scrittori.

Camminando innocuo fino a mezzogiorno, ho stancamente appreso che Juventus-Parma si sarebbe giocata alle dodici e trenta. Finite in pochi secondi le maledizioni riguardanti lo scomodo orario, ho apparecchiato la tavola, mentre la famiglia si riuniva per il consueto pranzo della Befana. Mia madre come al solito non si era risparmiata, mettendo sui piatti:
uno strano cotechino cremonese a forma di palla, cotto per tre ore e mezza. Involtini, polenta, lenticchie con carote sedano cipolla. E poi qualche foglia d’insalata, per soddisfare qualche spirito vegetariano, e ovviamente una bottiglia di rosso ancora da scegliere: Chianti? Bonarda? Dolcetto d’Alba?

Al terzo minuto del primo tempo, senza informazioni riguardanti il risultato, ho deciso per il piano d’evasione. Quattro lenzuola legate insieme (grande il vantaggio di avere una madre proprietaria di un negozio di arredo casa) calate dal balcone al terzo piano fino quasi al marciapiede.
Al quindicesimo, ho simulato un forte mal di testa, il bisogno di stendermi un po’.
In camera ho spento la luce, abbassato la tapparella il giusto per passarci sotto con il passo del leopardo, imparato durante il servizio militare.

Planato sulla crosta terrestre, mi sono diretto al bar dei cinesi, quello rosso, sull’angolo. Con rinnovato spirito imprenditoriale, il popolo cinese ha finalmente capito che per integrarsi meglio deve affidarsi al calcio, per questo mi ha stupito moderatamente vedere i baristi con la sciarpa bianconera al collo. Quando poi ho notato un cassetto mezzo aperto dietro al bancone, dal quale sbrodolavano i drappi colorati di tutte le squadre di A e B (eccezion fatta per il Portogruaro) il magro stupore ha lasciato spazio definitivamente al disincanto.

Eppure un cameriere tra i più loquaci, Tau Yuanming, si concedeva nei miei confronti più di una confidenza. Pacche sulle spalle. Affermazioni beneaugurati del tipo:
“Sento plofumo di lete. Vedlai che si sblocca Amauli!”
Oppure:
“Pelché Del Neli non ha nemmeno convocato Voltaile? E Leonaldo Sciascia, di nuovo in panchina?”

Caro Tau, il tuo ottimismo è oggettivamente fuori luogo. Mancano pochi secondi al novantesimo, ed il Parma conduce per quattro a uno. Inoltre il presunto centravanti che secondo le tue previsioni dovrebbe segnare, si aggira per il campo pesante come una mucca, ma con i capelli unti. La sua sconfortante staticità mi ricorda quella drammatica di Elvis Presley, a fine carriera. I suoi piedi, sono certamente gelidi.