mercoledì 19 gennaio 2011

Il posticipo: Juventus-Bari (La schiena di Parker, e quella di Buffon)


“Finché non aveva visto l’uomo della fiera, non gli era mai venuto in
in mente che ci fosse qualcosa di straordinario, nel fatto di esistere”
Flannery O’Connor

In uno dei racconti più belli di Flannery O’Connor, un uomo decide di farsi tatuare il volto di Cristo sulla schiena. Era l’ultimo di una lunga serie di tatuaggi che Obadiah Elihue Parker si era fatto, nel corso degli anni, per emulare “l’uomo della fiera” di paese, che aveva visto a quattordici anni, quando per la prima volta aveva provato un moto di stupore per se stesso. Sulla schiena, perché quella era l’ultima superficie libera del suo corpo, quasi interamente disegnato. Si era deciso dopo essere sopravvissuto ad un fiammeggiante incidente di lavoro. Lo aveva fatto anche per la brutta moglie, bigotta e ossessionata dal peccato, e decisamente poco incline all’amore per i tatuaggi.
Ma Sarah, pur guardando il Cristo bizantino dagli occhi divoranti con la luce accesa, non l’aveva visto. A Parker si erano svuotate le ginocchia. Poi la moglie aveva cominciato a picchiarlo con una scopa sulla schiena, con O.E. troppo sbalordito per resistere, ma non per dirigersi oltre la porta per evitare di svenire, verso il giardino, prima di finire appoggiato al noce americano, in lacrime come un bambino.

Il doloroso finale alberato di O.E. Parker, mi è tornato alla mente capovolto quando ho visto, giovedì scorso, sbucare dal tunnel degli spogliatoi dello stadio Olimpico di Torino Gianluigi Buffon, serio e luminoso, dopo sette mesi di lontananza dai campi per problemi alla schiena. Si trattava degli ottavi di finale di Coppa Italia, Juventus-Catania.
Qualche giorno dopo, mi sono chiesto se il portiere della Nazionale si fosse per caso fatto tatuare Cristo da qualche parte durante questa mancanza, ma ho convenuto che Gigi fosse più un tipo da Madonna. Almeno lo sguardo di quel giovedì sera era quello, di uno che ha visto la Madonna intendo, lo stesso che ultimamente accompagna anche me durante certe passeggiate per Milano. Ultimamente, io e la Madonna.
Passeggio solitario, e penso che la bellezza della Madonna è fuori discussione. Anche oltre ogni rappresentazione iconografica, tanto per tranquillizzare la moglie Sarah Ruth che nel Gesù divorante del marito Parker scorgeva solamente idolatria, e la conseguente necessità di farlo sanguinare a colpi di scopa. Pure oltre ogni rappresentazione iconografica, la Madonna è proprio bella, pensavo, di una bellezza che poi uno sceglie tra quella della propria madre o moglie, di una donna incontrata per caso in corso Magenta, o di Charlotte Gainsbourg in certi film. Charlotte che bella poi non è, certo mai come la madre Jane Birkin. Charlotte che è Madonna storta di viso e orecchie, ma non fa niente, a me piace lo stesso.

Domenica invece niente camminata, piuttosto otto ore lavorative nel mio oramai consueto quanto inspiegabile (e soprattutto inspiegato, da chi dovrebbe spiegamelo) esclusivo ruolo di cassiere, ultimo gradino di un declassamento professionale privo di ragioni meritocratiche. Pazienza. Ma seppur in cassa, ho fatto in tempo a spiegare ad un cliente la differenza tra due Mari. Michele, bravissimo scrittore tra i miei preferiti, e Alessandro, autore di “Troppo umana speranza”, inconsueto e promettente romanzo sulla giovinezza del corpo, della mente e di una nazione.

Poi, onestamente, nei rari momenti di quiete alternativi ai bip, ogni tanto prelevavo di nascosto il mio BlackBerry dalla tasca dei pantaloni, per seguire la partite. Juventus-Bari, ad esempio.
Dopo la punizione capolavoro di Del Piero e il pareggio di tale Rudolf, la Juventus faticava a ritornare in vantaggio. Deducevo dalla striminzita cronaca di un sito sportivo che le idee di gioco tra i bianconeri latitavano:
64’ Aquilani: tiro di sinistro da centro area, di poco a lato sulla sinistra.
73’ Aquilani: tiro di destro da fuori area, respinto.
77’ Aquilani: tiro di destro da fuori area che esce di molto sulla sinistra.


In attesa di più fantasiose varianti offensive, immaginavo il triste ritorno a casa del più forte portiere del mondo, raro esemplare di calciatore odierno senza tatuaggi. La moglie Seredova arrabbiata ad aspettarlo (con scopa in mano?):
“Gigi, con l’ultima in classifica in casa bisogna vincere!”

79’ Gol! Alberto Aquilani (Juventus) un tiro di destro da fuori area palla indirizzata nell’angolino in basso a destra in seguito a un calcio da fermo. Juventus 2 Bari 1.

La schiena di Parker, e quella di Buffon. Cristo e la Madonna, e poi due Mari.