lunedì 13 settembre 2010

Serie A: Juventus-Sampdoria (Se Bukowski gioca nel Doria)

Mi ricorderò a lungo di certe olive verdi e sublimi mangiate sulla spiaggia di Antibes di fronte a un mare e a un cielo che avevano lo stesso colore. Era l’ultimo giorno di ferie, e poi sono tornato in Italia in automobile, fermandomi un attimo a lato della strada panoramica per fare la pipì sopra Montecarlo. Mi scappava proprio, e pensavo ai residenti del Principato con un poco d’invidia: “Beati questi qua, che non pagano le tasse”. Pagare le tasse non è bellissimo.

Proseguendo verso la Liguria lungo la bella strada dove purtroppo perì Grace Kelly, raro esempio di grazia espresso attraverso un essere umano, ho guidato con attenzione per evitare di seguire le medesime traiettorie della principessa. A Genova ho fatto un’altra sosta, e come ogni volta mi sono messo a camminare nella città della Lanterna ponendomi la solita domanda alla quale non so rispondere: Genoa o Sampdoria? Sì insomma, se fossi nato a Zena, il caso mi avrebbe fatto battere il cuore per il Grifone o per il Marinaio con la pipa? Niente, nessuna scelta convinta nemmeno stavolta.

Nel pomeriggio Juventus-Sampdoria hanno messo in scena una bella partita, per chi apprezza certi match gonfi di errori ma almeno spettacolari. Antonio Cassano, butterato come Charles Bukowski, ha regalato stop, passaggi illuminanti e un gol da fuoriclasse. Il più grande talento italiano degli ultimi anni dopo Del Piero e Totti, ha sottolineato Franco Causio in telecronaca, e dopo un briciolo di dubbio ho pensato che avesse proprio ragione. Ma l’unicità di Cassano va oltre la sua tecnica, risiede nella rude poesia di certi suoi atteggiamenti. Come Charlses Bukowski, quando per dieci minuti scompare dal campo, ti puoi immaginare Antonio mentre fa ridere con una battuta l’allenatore avversario, mentre fuma una sigaretta o beve un bicchierino vicino alla panchina, al limite mentre ci prova con una graziosa ragazza spettatrice. Tanto poi torna a trotterellare sul campo, e gli basta un passaggio geniale per aprire uno squarcio nelle difese avversarie, alla faccia di ogni schema previsto per arginarlo.

Lo scoramento dei tifosi juventini è stato parzialmente mitigato dal buon secondo tempo offensivo dell’undici bianconero, ma subire tre gol in casa rischiandone altrettanti non può far dormire sonni tranquilli a Gigi Del Neri. A metà della ripresa però, la corsa irresistibile palla al piede per 40 metri di un biondino con il numero 27 ha accesso una fiamma nell’anima degli amanti della Vecchia Signora. Due assist, una clamorosa occasione sprecata davanti a Curci ma al termine della suddetta esaltante cavalcata. Milos Krasic, forse, non assomiglia a Pavel Nedved solo per via dei capelli.