(Savio per Quasi Rete Gazzetta dello Sport)
Anna Billò è la mia giornalista di Sky Sport preferita. Non ho avuto dubbi dalla prima volta che l’ho vista, perché mi ha fatto subito sorridere. Aveva un modo di dare le notizie come se sottintendesse altro (cosa non so) e il labbro superiore le s’inarcava impercettibilmente verso l’alto, in modo affascinante e beffardo, come se stesse prendendo in giro qualcosa o qualcuno (cosa non so, o forse proprio me). Quando pochi giorni fa ho scoperto che Anna Billò è fidanzata con Leonardo, ho pensato che insieme stessero proprio bene. Lui, Leonardo Nascimento de Araújo, a mio avviso il migliore allenatore della scorsa stagione, e i risultati qui non contano nulla. So benissimo che il Milan non ha vinto nulla, ma per 38 giornate la sua camicia bianca su misura, la sua elegante bellezza, la sua educata intelligenza a fine match sono state manifesto di un calcio di classe, l’opposto per intenderci dell’aggressiva isteria mourinhiana, buona per vincere, ma solo per quello. Anzi, dirò di più, nonostante la mia ammirazione per la Billò, potessi scegliere di cenare al ristorante con un solo membro della coppia vorrei incrociare le forchette con Leonardo. Vorrei congratularmi con lui per l’idea di lasciare il libro di Jostein Gaarder “Il mondo di Sofia” nascosto in un cespuglio sotto gli uffici di Sky, prima di scrivere ad Anna un messaggio con scritto “Scendi, c’è una sorpresa per te”. Un finale di corteggiamento simile ad altri che ho praticato durante la mia vita amorosa, e che di conseguenza sottoscrivo con entusiasmo.
Per cena Leo era impegnato, ma dopo pranzo siamo andati a casa mia per guardaci Olanda-Brasile. Ho ceduto la mia poltrona Poang al fidanzato della Billò, in segno d’ammirazione. Prima del fischio iniziale ho posto a Leonardo la domanda alla quale tenevo di più:”A tuo avviso, perché ogni partita di Felipe Melo si trasforma per il centrocampista verdeoro in una seduta psichiatrica con il rettangolo verde al posto del lettino?” Leo non ha fatto in tempo a rispondermi che Felipe ha indovinato il corridoio lasciato clamorosamente spalancato dalla coppia centrale olandese. Un assist perfetto per il nevrotico Robinho che ha insaccato con facilità: 1-0. Questa volta mi sono sbagliato, ho pensato. Che figura. Vuoi vedere che Melo ha imparato a gestire la sua duplice personalità, così simile a quella di Norman Bates, indimenticabile gestore del motel hitchcockiano in Psycho, quello per intenderci che conservava il cadavere mummificato della madre in soffitta??La seconda frazione di gioco mi ha restituito il Felipe che ho imparato a conoscere nella triste stagione juventina appena conclusa. Autogol di testa in comproprietà con Julio Cesar, un paio di pericolose azioni avversarie propiziate da geniali intuizioni al contrario, ma soprattutto l’assurdo pestone con i tacchetti sulla coscia dell’immarcabile Arjen Robben che aveva appena steso con un paio di calci. Espulso. Da questo momento la Selecao, che avrebbe potuto chiudere il primo tempo tranquillamente sul 2-0, è scomparsa. Robben sulla destra ha continuato a far impazzire prima Bastos, poi Gilberto. Se esiste un inferno dei terzini sinistri, deve essere un luogo dove i numeri 3 sono lasciati soli uno contro uno con Arjen Robben per tutta la durata della loro eterna pena. Sneijder (fino all’1-1 dormiente) ha segnato di testa il 2-1. Uno di questi due olandesi, per il pallone d’oro.
Leonardo scherzando ha detto che a casa mia per vedere le partite non verrà più. Deluso si alzato e ha guardato per un attimo fuori dalla finestra. Sarebbe toccato a lui ora allenare il Brasile?
Per cena Leo era impegnato, ma dopo pranzo siamo andati a casa mia per guardaci Olanda-Brasile. Ho ceduto la mia poltrona Poang al fidanzato della Billò, in segno d’ammirazione. Prima del fischio iniziale ho posto a Leonardo la domanda alla quale tenevo di più:”A tuo avviso, perché ogni partita di Felipe Melo si trasforma per il centrocampista verdeoro in una seduta psichiatrica con il rettangolo verde al posto del lettino?” Leo non ha fatto in tempo a rispondermi che Felipe ha indovinato il corridoio lasciato clamorosamente spalancato dalla coppia centrale olandese. Un assist perfetto per il nevrotico Robinho che ha insaccato con facilità: 1-0. Questa volta mi sono sbagliato, ho pensato. Che figura. Vuoi vedere che Melo ha imparato a gestire la sua duplice personalità, così simile a quella di Norman Bates, indimenticabile gestore del motel hitchcockiano in Psycho, quello per intenderci che conservava il cadavere mummificato della madre in soffitta??La seconda frazione di gioco mi ha restituito il Felipe che ho imparato a conoscere nella triste stagione juventina appena conclusa. Autogol di testa in comproprietà con Julio Cesar, un paio di pericolose azioni avversarie propiziate da geniali intuizioni al contrario, ma soprattutto l’assurdo pestone con i tacchetti sulla coscia dell’immarcabile Arjen Robben che aveva appena steso con un paio di calci. Espulso. Da questo momento la Selecao, che avrebbe potuto chiudere il primo tempo tranquillamente sul 2-0, è scomparsa. Robben sulla destra ha continuato a far impazzire prima Bastos, poi Gilberto. Se esiste un inferno dei terzini sinistri, deve essere un luogo dove i numeri 3 sono lasciati soli uno contro uno con Arjen Robben per tutta la durata della loro eterna pena. Sneijder (fino all’1-1 dormiente) ha segnato di testa il 2-1. Uno di questi due olandesi, per il pallone d’oro.
Leonardo scherzando ha detto che a casa mia per vedere le partite non verrà più. Deluso si alzato e ha guardato per un attimo fuori dalla finestra. Sarebbe toccato a lui ora allenare il Brasile?