lunedì 18 aprile 2011

Fiorentina-Juventus 0-0 (Aquilani Keith Jarrett, Montolivo John Keats)

Quando si passa parte della prima giovinezza a guardare un film al giorno, persuasi che ogni sala cinematografica possa essere in qualche modo chiesa di una religione fatta di buio, suoni e immagini, può capitare anche di essere sfiorati dall’idea di diventare un regista, o mal che vada uno sceneggiatore.

Spinti dall’entusiasmo dei vent’anni, si può direzionare il proprio sogno verso Roma, dove ha sede la Scuola Nazionale di Cinema, intuendo tuttavia quasi subito che essere uno degli otto selezionati fra un migliaio circa di partecipanti sarà decisamente impossibile, considerando pure i raccomandati, e i figli di registi o sceneggiatori o lavoratori del Cinema.

Avendo di conseguenza tempo libero a Roma, c’è l’imbarazzo della scelta. Si può seguire una ragazza che pare una romana antica con i lacci dei sandali che le salgono come un vortice fino a sotto il ginocchio, prima di perderla in un mercato dopo averla vista comprare una mela e morderla. Si può puntare la Piramide di Caio Cestio per poi andare a trovare John Keats al cimitero inglese. Fare due chiacchiere, e nel vederlo scappare via veloce chiamarlo a gran voce perché fa ancora fresco, e si è dimenticato la sciarpa:
“John, please, put your scarf on!”

Vicino alla Stazione Roma Ostiense, essere pronti a bere da una fontanella quando si mette a piovere così forte da pensare di conservare l’acqua del rubinetto, per un’altra volta. Sentire bene i segni del proprio corpo rabbrividito per il temporale e le note musicali dentro la testa, quelle di un pianista ammalato di stanchezza. Ascoltare Jarrett continuare a suonare Heartland, le nuvole a piovere, e pensare alla fortuna di avere una casa, un riparo, un amore. E infine scorgere il vento che ha forma e movimento mentre volteggia, d’argento.

Quando invece si passa la prima giovinezza a fare le mezze ali o i trequartisti, forse non s’immagina che, da grandi, toccherà fare il playmaker davanti alla difesa. Poco male, se questo consentirà agli appassionati di calcio di vedere un film diretto da due bravi registi: Alberto Aquilani e Riccardo Montolivo. Pellicola nel complesso poco entusiasmante quella proiettata domenica al Franchi di Firenze, ma per colpa della mediocrità degli attori. Uno zero a zero con pochi tiri in porta che alla fine ha reso felice solo Gigi Del Neri, insinuano i maliziosi solamente perché l’allenatore della Juventus per la prima volta ha potuto osservare dalla panchina una partita con gli occhiali 3D.

La maggioranza degli spettatori si è al contrario moderatamente annoiata. Quello abituato da ragazzo a guardare un film al giorno, ha confuso Aquilani con il Keith Jarrett ammalato di stanchezza cronica, forse ignaro rappresentante di una generazione esausta. Non si è preoccupato più di tanto nell’ammirare un elegante Montolivo dominare il centrocampo, senza sciarpa perché il caldo pomeriggio viola lo consentiva.