giovedì 25 settembre 2014

A passeggio con il campionato (4)


Sestri Levante – Tirando le somme ho conosciuto tre Dino Zoff in vita mia: lui, mio zio e le uova che mia madre metteva nel frullatore. Lui lo conoscete tutti, se volete approfondire lo studio dell’uomo e del campione potete leggere la biografia appena uscita per Mondadori scritta a dire il vero in collaborazione con un giornalista che non stimo, e infatti niente di più da un punto di vista narrativo che un susseguirsi di ricordi, ma dall’ottimo titolo Dura solo un attimo, la gloria. Mio zio invece non era Dino Zoff, nonostante si chiamasse Dino e avesse la barba, non che Dino Zoff avesse la barba adesso che ci penso, ma da bambino mio zio Dino per me era Zoff, parlava poco come lui, stava tendenzialmente  in disparte durante i pranzi parentali di Pasqua e Natale, teneva alla Juventus anche se con moderazione (ogni cosa in lui era moderazione) per questo talvolta gli chiedevo:
“Ma zio, tu davvero non sei Dino Zoff?”
Lui diceva No con la sua voce baritonale, non sono Dino Zoff ma solamente Dino, tuo zio. Io pensavo eppure ci assomiglia, stai a vedere che mio zio è Zoff ma non vuole dirmelo, crescendo una cugina osservando una fotografia in bianco e nero dello zio Dino con il cappello di paglia avrebbe affermato:
“Guarda, lo zio pare Hemingway.”
Io avrei risposto accipicchia che parabola esistenziale: prima Zoff, poi Hemingway.
Per quanto riguarda le uova invece, mia madre aveva scoperto che da ragazzino il futuro e tranquillo portiere mondiale era piccolo, troppo piccolo di statura tanto che la nonna aveva pensato di fargli mangiare un uovo al giorno fino a farlo divenire grande, almeno sufficientemente per parare. Anche io esitavo ad alzarmi in centimetri, così mia madre aveva cominciato a fare dei frullati dopo pranzo, interrompendo il mescolamento di latte e frutta per calare dall’alto nel basso del frullatore un tuorlo d’uovo perché aveva letto da qualche parte che pure la nonna di Zoff, eccetera. Io tornando da scuola diffidavo, non mi andava l’uovo nel frullato, ascoltavo il rumore della frutta e del latte che si mischiavano attraverso il piccolo elettrodomestico interrompersi improvviso, poi ripartire, il tempo in teoria necessario a mia madre per aggiungere l’uovo al frullato, mia madre negava risoluta di aver corretto il beverone, io andavo a verificare nella pattumiera e trovavo la prova del guscio buttato che svelava il mistero. Poi avevo imparato a berlo lo stesso per diventare grande.
Così, quando trent’anni dopo leggendo il quotidiano del noioso Barbapapà sono capitato per caso dentro un articolo che annunciava l’uscita della biografia di Dino Zoff mi sono detto andiamo a controllare questa storia delle uova. Ho chiamato al telefono mi madre e le ho detto:
“Ti ricordi quella vecchia faccenda delle uova? Vado a controllare.”
Mia madre ha detto:
“Fammi sapere.”
Così sono andato a Sestri Levante ma pioveva e mi sono rifugiato in una piccola libreria Mondadori. La biografia c’era ma costava 17 euro e 50, decisamente troppi. Mi sono limitato a cercare rapidamente tra le pagine la storia delle uova e poi sono uscito proseguendo senza più gocce in testa fino alla Baia del Silenzio. C’era poca gente, quasi tutti fuggiti gridando per la pioggia di cui sopra. Con Pietro abbiamo tirato i sassi nel mare consapevoli della difficoltà del rimbalzo. Nel turno infrasettimanale, mi riferisco per la precisione alla quarta giornata, Juventus e Roma hanno vinto rispettivamente con Cesena e Parma mantenendo la testa della classifica a punteggio pieno.