lunedì 13 febbraio 2012

Il posticipo_Udinese-Milan (La commedia friulana)



Così ho raggiunto Homer Macauley che con la sua divisa da postino gigantesca affrontava in bicicletta la neve della via di campagna. Aveva quattordici anni, e il chiaro intento di diventare il più grande portalettere che la storia avesse mai visto. Non aveva padre, ma il fratello Marcus in guerra, la sorella Bess studentessa universitaria, la madre Kate che lavorava in uno scatolificio, e il fratellino più curioso del mondo: Ulysses. Vivevano a Ithaca (Udine) dove Homer frequentava di giorno il liceo, la sera l’ufficio del telegrafo.

Homer piangeva con gli occhi spalancati e allora mi ero avvicinato, più vecchio e con la mia di bicicletta, quella rossa poi rubata di quando ero giovane come lui:
“Perché piangi? Perché nel nostro Paese il processo democratico è stato sospeso per permettere a un tecnocrate non eletto di mettere in atto politiche che i politici eletti non riuscivano a far passare?
Oppure perché il più forte ciclista degli ultimi anni è stato condannato ingiustamente, vittima di organizzazioni mondiali anti-doping che curano i propri interessi invece della verità?”

“Anche amico, ma soprattutto per certi telegrammi che devo consegnare, quelli che iniziano dicendo che il Ministero della Guerra, è spiacente d’informarla che suo figlio…
Dopo l’ultimo che aveva portato ad una mamma che non aveva nemmeno avuto il coraggio di disperarsi, ma solo di abbracciarlo, Homer si era messo a girare per le strade, guardando le case, i luoghi e la gente che viveva a Ithaca: perché più si andava avanti nella vita più sembravano esserci solo dolore e tristezza?

Terminate le lacrime, l’unica soluzione era stata convincere il portalettere a continuare nella pedalata al mio fianco, nonostante il dolore alla gamba che lo perseguitava in seguito a una caduta. Lungo la tappa, altri ciclisti si erano uniti alla nostra fuga. Fra questi Guidolin, che aveva deciso in vista della partita col Milan di raggiungere per scaramanzia lo stadio sulle due ruote, facendosi sorprendere come talvolta gli capitava durante i suoi giri da intuizioni tattiche che avrebbe poi cercato di riprodurre sul prato del “Friuli”. In questo caso, il posizionamento di Isla nel ruolo di rifinitore. Il trucco avrebbe funzionato molto bene fino al grave infortunio del centrocampista cileno.

Lasciato l’allenatore dell’Udinese alla sua panchina, o meglio accovacciato davanti ad essa in osservazione degli sviluppi, con Homer avevamo trovato posto sui gelidi spalti, confortati solo dall’omino delle bibite che passava puntuale rifornendoci di grappa. In seguito a ciò, la visione della partita si era rivelata altalenante e poco lucida. In ogni caso era la squadra di casa ad averla in pugno, passando in vantaggio col solito Di Natale e sciupando altre buone occasioni. Il Diavolo di Allegri barcollava, ma riusciva a concludere la prima frazione subendo una sola rete. Nella seconda sarebbe rientrata in campo maggiormente convinta, e pur non meritandola ai punti avrebbe ottenuto una vittoria fondamentale grazie alle reti nell’ultimo quarto d’ora di Maxi Lopez e del faraone El Shaarawi.

Col fuoco delle vinacce dentro, io e Homer avevamo abbandonato lo stadio delusi e slegate le nostre biciclette eravamo partiti verso Ithaca, fermandoci solo all’ufficio postale perché il giovane Macauley nel passare aveva scorto il vecchio telegrafista Grogan che non si sentiva bene. Spento e immobile nel vuoto, se ne stava seduto senza parlare, chino sul telegramma che stava battendo:
Mrs Kate Macauley
2226 Santa Clara Avenue
Ithaca, California
Il Ministro della Guerra è spiacente d’informarla che suo figlio Marcus…”