lunedì 24 ottobre 2011

Il posticipo_Manchester United-Manchester City (Mario Balotelli-Woolrich: sipario rosso e nero)



La sensazione di Cornell Woolrich era che il mondo fosse controllato da forze malvagie pronte ad avventarsi contro gli uomini. Un’idea di vita complicata che, dopo un’infanzia e un’adolescenza movimentate trascorse tra New York e il Messico, l’aveva spinto una volta adulto a passare da una pensione all’altra, accompagnato immancabilmente da una madre possessiva e tirannica dalla quale non riusciva e non voleva liberarsi. Stare nascosto a scrivere gli era sembrata la soluzione meno dolorosa, cercando di ridurre al minimo le uscite all’aperto, figuriamoci le passeggiate. Cornell insomma non si sarebbe lasciato fregare come l’amico Frank Towsend, scomparso da se stesso per tre anni prima di essere riportato alla propria vita da un pezzo di cornicione preciso nel colpirlo in testa.
Cos’era accaduto in quei tre anni di ombre? Sua moglie l’amava ancora? Perché un uomo vestito di grigio lo seguiva armato di pistola? Quante belle partite si era perso in tre anni di oblio? Perché capitavano sempre tutte a lui?

Nella sua fuga a protezione del passato e della propria identità Frank però non può contare che su Cornell, a sua volta impegnato nel trasformarsi in William Irish o in George Hopley per aggirare il contratto che lo lega in esclusiva al suo editore e poter così pubblicare per altri.

Frank Townsend, in testa il cappello con le iniziali di qualcun altro (MB) che tuttavia calza alla perfezione sulla sua testa, trova Woolrich nella sua stanza del residence “Le Rose” ubriaco marcio ma ancora intatto, inconsapevole che il peggio nella sua vita debba ancora arrivare: la morte dell’amata madre, l’alcolismo cronico che aggraverà le sue condizioni di salute, l’amputazione di una gamba, la fine in solitudine e paralizzato.
Ma almeno adesso, una visita troppo a lungo aspettata: quella di Frank, tecnico di Fastweb, compagnia che aveva garantito a Cornell il trasloco dei servizi in “soli” 30 giorni, all’incomprensibile costo di 70 euro. E in attesa che il fantomatico tecnico giungesse, nessuna possibilità di vedere alcuna partita su Sky, pur versando la quota mensile di 59 euro circa. Esasperato l’autore di “Sipario nero”, il calcio suo unico svago, la visione del medesimo oscurata pur pagando, ennesima riprova (a suo depresso avviso) di un mondo selvaggiamente indifferente al dolore degli uomini e pronto a schiacciarli con un’efficienza quasi impersonale.

E allora sotto di nuovo a scrivere, per far entrare almeno sulla carta lo smemorato Townsend nella sua stanza di residence, così tristemente simile all’ultima di Marco Pantani.
“Ben arrivato Frank. Prima di farci un bicchierino m’installi la videostation per favore?”
“Certo mio creatore, provvedo, poi scegliamo quale partita vedere, il derby di Manchester mi sembra la migliore.”

Nel Teatro dei Sogni, Frank Townsend osserva uno simile a lui sbloccare la partita al ventunesimo minuto e ventunesimo secondo del primo tempo, con un preciso colpo di piatto rasoterra indirizzato nell’angolino. Si tratta di Mario Balotelli, che dopo aver provato invano ad incendiarsi la casa appena due giorni prima giocando con dei fuochi d’artificio nel bagno, mostra una maglietta con la scritta: “Why always me?”. Ammonito. Il Manchester United non reagisce, anzi esce definitivamente dalla sfida al secondo minuto del secondo tempo quando Evans trattiene ingenuamente sempre SuperMario lanciato a rete. Espulso, e da questo momento i Citizens dilagano: ancora Balotelli che appoggia in porta dopo una bella combinazione Silva-Milner. Poi Aguero al volo fa tre a zero e Fletcher segna il goal della bandiera a dieci dalla fine, ma non è finita. Dall’ottantanovesimo in poi ci pensano Silva e due volte Dzeko a fissare un risultato storico per il derby di Manchester: United 1, City 6.

Il tecnico Townsend-Fastweb a questo punto non sta più nella pelle ed esulta spudorato, togliendosi il giacchettino con il logo giallo sulla schiena per mostrare all’inventore del noir perché finora è toccato sempre a lui. La sua t-shirt “Why always me?” è la medesima dell’italiano Mario, genio d’artificio. Poi il ritorno nel romanzo, sotto la penna frenetica e disperata di Cornell Woolrich, diavolo rosso triste e maledetto.