lunedì 12 settembre 2011

Il posticipo: Juventus-Parma (Il campionato di Giovanni Drogo)

Fu al quarto “ploc” che decise di andarsene. Molte altre volte era stato solo, ma adesso che si trovava al buio nella sua nuova stanza, la prima da ufficiale, la prima lontana dalla famiglia, era una cosa ben diversa. Seduto sul bordo del letto, incapace di addormentarsi, guardava fuori dalla finestra brillare le stelle, una in particolare, verde, sorprendente nel suo scintillare, prima di sparire. Il tempo di emozionarsi, di chiudere gli occhi verso il non esserci più, ed era arrivato il primo “ploc” d’acqua. Poi un secondo, un terzo. L’idea istintiva di chiamare un soldato che, lanterna alla mano, non aveva risolto l’odioso disturbo, comunicando anzi al tenente Drogo l’ineluttabilità di quel rumore provocato dalla cisterna nascosta dietro una parete. Niente da fare. Al quarto rigurgito, la decisione.
Perché aspettare nella Fortezza che la giovinezza divenisse vecchiaia, che la pigrizia trasformasse la vita in un ripetersi di abitudini? Come evitare che l’attesa lo tramutasse in un militare come gli altri, sorretto dall’unica speranza che, prima o poi e alla faccia di certi sindacalisti riccioli e radical chic e di certi penosi burocrati a capo di leghe e federazioni, il campionato finalmente cominciasse?
L’amico Francesco Vescovi, che una mattina di settembre l’aveva accompagnato a cavallo attraverso campi di granturco e prati dalla città assonnata fino alla cima dell’ultima salita, aveva osservato Giovani cercare con lo sguardo la propria casa, la camera dove aveva sempre vissuto, e intuendo il momento delicato del novello ufficiale aveva estratto dalla tasca un regalo d’addio speciale: il biglietto per Juventus-Parma di domenica 11 settembre 2011.
“Non sei obbligato a stare tutta la vita alla Fortezza Bastiani. Se ti sentissi solo e triste parti, e vai alla partita”.

Al quarto “ploc” in piedi allora, quale occasione migliore per indossare il nuovissimo mantello senza timore di rovinarlo o sporcarlo, come un vestito della festa messo nel giorno giusto. Poi a cavallo verso il Piemonte, verso Torino, con le ali del mantello sventolanti come un bandiera. Così doveva accadere, e questa fuga da quel luogo enigmatico che gli avrebbe rubato il tempo forse era già stabilita dal momento in cui, solo qualche ora prima, Giovanni aveva osservato dal bordo di un pianoro la Fortezza apparirgli per la prima volta, nel greve splendore meridiano.

Parcheggiato il cavallo negli appositi spazi adiacenti al settore rosso 114, ecco il tenente spavaldo e spensierato dentro il nuovo stadio bianco nero giallo rosso e verde, nuovamente solo, ma questa volta felice di esserlo. Giovanni Drogo solo e felice, senza più tempo da aspettare, libero di osservare il genio di un generale-regista con il numero 21 sulle spalle, le avanzate e il primo goal del sergente Lichtsteiner. Quindi la pausa pranzo tra un tempo e l’altro, consumando fino in fondo il cibo conservato dentro la gavetta. Un’aggiustata al cappello per non farlo volare via, per proteggersi dal sole, poi ancora con lo sguardo a scrutare se qualcosa appariva sul deserto verde. E ne accadevano di cose. Un diagonale secco della sentinella tornante Pepe, un improvviso tiro al volo dal limite della guardia cilena Vidal, il quarto pallone in rete accarezzato in ascesa dal tenente Marchisio, il rigore finale del parmense riformato Sebastian Giovinco. Juventus-Parma, 4 a 1. Decisamente un bello spettacolo, in una giornata fondamentale per l’appassionato trasparente con il mantello-bandiera scappato a cavallo.
“Addio Fortezza Bastiani. Non sarò un uomo comune, ma Giovanni Drogo: ufficiale dimissionario, con tutta la vita davanti”.