Milano, Piazza S. Fedele. Le poche panchine verso le tredici sono ambite. Figuriamoci quelle all’ombra. Se ne libera una. All’ombra. Una ragazza europea pensa di raggiungerla con passo appena più veloce del normale. Dal lato opposto della piazza, un uomo con un bambino sulla testa pensa di fare lo stesso. Dal mio punto d’osservazione, li vedo pari. Anzi, leggermente favorita la ragazza, diciamo un paio di metri. E poi l’uomo ha il peso in testa, e tiene famiglia. Lo seguono, fiduciosi del capo tribù, una moglie, un adolescente griffato, una bambina. L’uomo si volta due volte per controllare, poi scatta, vile. “Hop hop hop” canticchia quasi correndo, fingendo che questa accelerazione sia per fare giocare il figlio che porta attorno alla testa. Non è vero. Si getta sulla panchina ed è sua. Il resto della famiglia si accascia sulla pietra con le gambe, qualche secondo più in là. La ragazza europea ci rimane male, il padre italiano fa finta di niente. Gli italiani si siedono sempre, penso. La maggioranza degli italiani. Questa parte di popolo così volgare e cafona, che ha dimenticato le buone maniere più elementari, l’educazione. Questo popolo di seduti mentali che si alza solo quando ci sono le elezioni, per andare a votare Berlusconi.