domenica 20 gennaio 2013

Finalmente domenica! (22)


Non per tornare a Limonov, ma quando verso la fine del libro lo mettono in una prigione di massima sicurezza per non aver commesso nulla, dove ai detenuti non è concesso niente fatta eccezione per l’ora d’aria solitaria separati dagli altri in pochi metri quadrati, e soprattutto la televisione in cella tutto il giorno al fine di renderli dipendenti allo schermo e di conseguenza depressi, lui Limonov decide che la televisione non la guarda tranne i telegiornali, e che l’ora d’aria sarà l’unico a farla sempre, nell’inverno gelido sul tetto del penitenziario, anche con la neve, correndo avanti e indietro su poche mattonelle e facendo ginnastica.

Così da quando è nato Pietro quindi direi un anno, anche noi la televisione non la guardiamo mai, non che prima ne facessimo overdose o che la nostra sensazione sia quella di essere carcerati anzi, ma il non guardarla mai la televisione restituisce bellezza, come quando sei in montagna d’estate e per venti giorni la Tv non esiste, e la sera leggi sempre e pensi che bello, dovrei leggere sempre dopo cena pure quando ritorno in città mica stare ipnotizzato davanti alla lastra luminosa che quando osservate qualcuno che ci sta fateci caso, l’osservato tranne rare circostanze risulta illuminato da una sporca assente opacità, come un manichino.

Però ecco quando Pietro non c’è perché va dai nonni in Franciacorta, oppure perché scompare per qualche giorno lasciandoci genitori preoccupati fino a quando non ci chiama al telefono rassicurandoci Hey vecchi, sono con un’amica a Buenos Aires state tranquilli, ecco talvolta mi capita accendo la tv ma non riesco a fare come Limonov, i telegiornali italiani fanno amaramente ridere invece che dare notizie disinformano, parlano del niente, anche Mentana che perde ore a parlare di scaramucce politiche e sembra il conduttore di una brutta Domenica Sportiva, della Politica Sportiva, tanto che mi aspetto che da un momento all'altro legga i risultati e la classifica della Serie A, allora giro direttamente su un canale sportivo del tempo che viviamo oppure del passato,  m’imbatto in una Domenica Sportiva dei fine settanta o degli inizi ottanta con Beppe Viola genio che definisce Franco Baresi il miglior libero in circolazione, dopo Freda e Ventura, naturalmente. Si ritorna in studio, e Beppe Viola sembra addirittura brillo mentre intervista l’allenatore di turno (un giovane Ilario Castagner laziale con figli preoccupato del fatto di trovarsi in serie B a causa del calcioscommesse con pochi giocatori che restano e molti che se ne vogliono andare, in particolare un olandese che era stato acquistato per la serie A, e invece ora pare stia facendo la valigia a Formello). Beppe Viola, torno su Mentana e mi viene voglia di vomitare, ma sto mangiando due formaggi presi da Marta al mercato così buoni che chi me lo fa fare, Chicco snocciola percentuali con l’amico plastificato dei sondaggi del lunedì, e io mastico e penso ma di cosa diavolo state parlando, ma chi se ne frega, e non venitemi a raccontare di Michel Houellebecq che nel suo La carta e il territorio definisce la politica come lo svago delle classi sociali più colte, e il calcio il passatempo del popolo più rozzo. Forse in Francia, Michel, qui da noi è molto più serio il calcio della politica nonostante tutto, perché ciò che avviene in campo è comunque un fatto fisico e mentale reale che ben si presta ad analisi psicologiche e fantasiose, peraltro ignorate dalla grande maggioranza dei giornalisti italiani che preferiscono passare la vita professionale a fare polemiche, forse per mascherare la loro incompetenza che tuttavia non gli ha impedito di esercitare la professione, magari grazie a una provvidenziale raccomandazione che sempre negheranno fino a convincersi non sia mai esistita.
Ecco, dicevamo, Limonov in galera scrive Il libro dell'acqua, ovvero una raccolta di ricordi autobiografici tra il Mar Nero e Venezia, tra un bagno turco di Mosca e una spiaggia di Nizza, legati tra loro dall'acqua che li trascina e unisce insieme in un unico fiume della memoria. Devo ricordarmi di segnalarlo Il libro dell’acqua a Chicco Mentana appena finisce con i suoi soporiferi sondaggi del lunedì, a Beppe Viola non credo ce ne sia bisogno. Il poeta russo preferisce i grandi negri invece è un titolo favoloso per un libro, e qui il merito va riconosciuto al primo editore americano di Limonov, strano non sia stato mai tradotto in Italia, il Vaticano probabilmente non potrebbe mai approvarlo, grandi negri in che senso? e nemmeno Pierferdinando Casini accetterebbe la traduzione con serenità: “Noi dobbiamo difendere le famiglie, non i poeti russi o peggio i grandi negri”. Pierferdinando Casini, l’altro giorno ero in automobile al semaforo e c’era la tua faccia triste e spenta su uno dei tanti cartelloni pubblicitari elettorali che diceva: “Dalla parte dei deboli e della famiglia”. Mi sono messo a sorridere e ho pensato certo come no, della sua.