lunedì 6 aprile 2009

"Fu un viaggio sfortunato: sei ore e trenta di ritardo su una tratta di sei ore e trenta." (Valerio Magrelli)





















Quando ero giovane P. mi regalava dei biglietti. Quando ero molto giovane. Su questi foglietti c’erano versi di Penna, della Szymborska, di Magrelli, di Raboni, della Dickinson, della Valduga…ma dimentico certamente qualcuno.
Sopra questi biglietti di vari colori c’erano pezzi di poesia. Alcuni mi conquistavano, altri meno, ma non importa.
Quando ero molto giovane (perché adesso sono ancora giovane, dai) giravo in bicicletta con un libro di Sandro Penna nella borsa. Scrivevo poesie, talvolta pensavo di essere un poeta, addirittura. Portavo Penna sempre con me. In caso di un bombardamento nucleare, di un terremoto capace di radere al suolo la mia città, pensavo, se fossi rimasto intrappolato da qualche parte avrei avuto almeno delle buone poesie da leggere, prima di essere salvato.

Ma ecco, volevo parlare di questo libricino di Valerio Magrelli. Leggo due righe che parlano di “Vicevita” da qualche parte, mi appunto sul quaderno o nella testa il titolo, cerco in due librerie, niente. Poi, il vantaggio di avere una fidanzata che lavora in libreria salta fuori. Mi guardi per favore se c’è? Diverse copie, ma non si trovano. Dove sono? Dopo inutili ricerche sugli scaffali, ecco dove sono: in magazzino, pronte per essere rese. Perché Magrelli non ha venduto una copia in trenta giorni e la dura legge è questa: non vendi neanche una copia in trenta giorni? Tiè! Finisci in magazzino. Un poeta in magazzino. Hai avuto la tua breve possibilità Valerio, dovevi sfruttarla molto meglio, farti notare di più dai clienti passeggianti.
Questa è la storia di come ho salvato Magrelli, che è stato rimesso in vendita grazie al mio sacrificio di 6.15 euro (ho lo sconto, voi lo pagherete 9, ma ne vale la pena). “Vicevita. Treni e viaggi in treno” mi ha ricordato “Un po’ di febbre” di Sandro Penna, raccolta di “prose e foglietti sparsi” scritti dal poeta perugino tra il ’39 e il ‘41. Uno dei libri che ho amato di più. “Un po’ di febbre” e la “Vicevita”. Due libri sottili, poco pesanti, comodi anche da portare in treno.