Pavia - Tutto sommato io darei ragione ad
Antonio, a Vigevano devono smetterla di non ammettere che Lucio Mastronardi si
è buttato nel fiume perché non ce la faceva più, a vivere generalmente, a
vivere a Vigevano nel particolare. Il
calzolaio di Vigevano, Il maestro di
Vigevano, Il meridionale di Vigevano.
Vigevano come una forma d'ossessione, dicevo ad Antonio, c'era quel brano
dentro A casa tua ridono nel quale
Mastronardi raccontava di quel tizio che andava a buttarsi nel fiume, anticipo
letterario di ciò che sarebbe successo, in un racconto di Beppe Fenoglio invece
era un figlio di nove anni a salvare il padre contadino dalla soluzione del
gorgo inseguendolo per i campi, lo recitava anche Giovanni Lindo Ferretti in
una finta canzone, in ogni caso a scanso di equivoci secondo me e Antonio era
meglio abitare in una città senza fiume. Nonostante questo avevamo deciso di organizzare
una presentazione dei nostri due nuovi romanzi sportivi (Il fuorigioco sta antipatico ai bambini, Ho visto Maradona) alla Libreria Il Delfino di Pavia, pur
consapevoli della coincidenza tra l’orario dell'appuntamento letterario e la programmazione
televisiva anche Rai dell'incontro mondiale Germania-Portogallo, valido per il primo
turno del gruppo G. Prima un gelato poi un aperitivo, parliamo del nuovo
sindaco a sorpresa ex professore di liceo catapultato al governo della città,
ed ecco che il sindaco appare stanco e pedalante lungo una via in leggera ma
lunga salita del centro, il suo volto è chiuso e cupo nello sforzo ciclistico,
pare che le sopracciglia giungano fino alle labbra: scoperta del gravoso
compito? Senso d'inadeguatezza? Rimpianto per la professione d'insegnante? Da
che parte è il fiume? Non ci diamo per vinti e visto che è ancora presto con
Antonio visitiamo collegi, chiese e biblioteche, quanti collegi a Pavia, dentro
statue quadri e tante ragazze, a Pavia ci sono più ragazze che donne, in
libreria più uomini che femmine ma anche queste (eroiche) non mancano. Diciamo
quello che dobbiamo dire sul fuorigioco e su Maradona, sulla Democrazia
Cristiana e su Giulio Andreotti, sul valore umano dei vinti e su quello dei
vincitori, al termine della presentazione tuttavia qualche spettatore alza la
voce, gli abbiamo fatto perdere la Germania che alla fine del primo tempo ha già
segnato tre volte. Finirà quattro a zero, con tripletta di Thomas Muller (il
primo su rigore, il secondo con un tiro rapido da dentro l’area, il terzo di
ribattuta a una corta respinta del portiere portoghese) e gol di testa sugli
sviluppi di un calcio d’angolo del difensore pensante Mats Hummels. Riusciamo
comunque a fuggire dagli assalitori e a metterci in salvo in un'ottima pizzeria
che regge il sole di fronte a un duomo fatto di mattoni. Un uomo ubriaco e
abbronzato, dalla grande pancia per l’occasione nuda e sbucante da una camicia
allacciata solo al primo bottone sotto il colletto, ci chiede trenta centesimi perché
ha provato con il bancomat all’Unicredit ma non funziona. Lui è correntista
dell’Unicredit, non se lo spiega. Poteva in ogni caso osare di più con la
richiesta, penso, non li avremmo avuti comunque perché a breve potremmo essere
disoccupati pure noi. Si libera una tavolo all’aperto e parliamo di Lucio Mastronardi,
parliamo di Luciano Bianciardi, di quel passaggio televisivo di fine anni sessanta
che li aveva visti insieme chiacchierare di letteratura a bordo di un tram
milanese per promuovere un’iniziativa culturale, nella circostanza Bianciardi era meno disperato di Mastronardi. Non sarebbe male come ipotesi per il futuro
scrivere due romanzi capaci di tirar fuori la sofferenza più preziosa e utile
che abbiamo, farli iniziare con la frase "Tutto sommato io darei ragione a…"
e terminare con "Poi il sonno è già arrivato e per sei ore io non ci sono
più". Tanto chi vuoi che se accorga, anzi.