Lavagna – “Ma sì, il tatticamente
provvidenziale infortunio di Montolivo ci regalerà un'Italia quasi zemaniana,
moderata dal cattolicesimo calcistico più conservativo e saggio di Prandelli.
Pirlo e Verratti insieme possono fare meraviglie, e davanti io farei giocare
Immobile al posto di Balotelli”. Pensavo questo mentre passeggiavo lungo via
Roma a Lavagna che poi non è una via così lunga ma certamente la principale di
questo comune di 12.510 abitanti in provincia di Genova, Liguria. Camminavo
alle sei e mezza di mattina pur essendo in ferie, vai a sapere gli scherzi
della mente e del destino, gli unici aperti erano l’edicolante, il
fruttivendolo il panettiere, quindi per prima cosa comperavo il giornale e per
seconda una brioche, ma niente frutta. Dopo la brioche aspettavo che aprisse il
bar che faceva il cappuccio buono ma non altrettanto le brioches (per questo l’avevo
presa dal panettiere) quindi mi mettevo a sfogliare i due quotidiani che avevo
deciso di acquistare: gli inserti relativi al Mondiale avevano la meglio sui
miei pensieri, perché svegliarsi così presto in vacanza? Perché è bello,
avrebbe detto mio figlio Pietro bravo a giustificare le cose che non hanno
razionalità, come quando ti punta con la bicicletta senza pedali Strider ottima per imparare a fare il
ciclista quando hai due anni e ti colpisce improvviso le caviglie, gli stinchi,
Tu gli dici “Basta Pietro! Fa male” e lui “Ma è bello!” e tu “Ma fa male” e lui
“Ma è bello”. Fa male, ma è bello. E’ bello svegliarsi alle sei del mattino a
Lavagna, il giornale di solito rosa oggi è azzurro e costa trenta centesimi di
meno, fatelo sempre azzurro allora, è l’ultimo giorno di vacanza dopo il cappuccio vado sul lungomare,
incontro solo anziani alle sette del mattino, ma in prevalenza nessuno, Grazie Lavagna! Insieme abbiamo dato alla
città dieci anni di buona amministrazione. Al nuovo Sindaco e alla sua squadra
i migliori auguri di buon lavoro. Dopo il cartello di ringraziamenti
elettorali ricordo che viene sera e iniziano i Campionato del mondo di calcio,
la decisione del quotidiano un tempo rosa e adesso azzurro d’inviarmi in
Liguria per seguire da vicino il Mondiale brasiliano inizialmente mi aveva
sorpreso, poi ho capito le loro ragioni. Ho un figlio talmente bravo che anche
con trentotto e mezzo di febbre si addormenta quattro minuti prima che cominci
la partita inaugurale, tutto lo stadio del Corinthians è colorato di giallo ma
è la Croazia a passare meritatamente in vantaggio con autorete di Marcelo su
cross dalla sinistra di Olic leggermente deviato da Jelavic. Poi il Brasile
reagisce, ma i balcanici a quadrettoni rossi e bianchi resistono facendo
palleggiare i centrocampisti dai piedi buoni che si ritrovano: Rakitic, Kovacic
e soprattutto Luka Modric, il migliore nonostante l’inaccettabile decisione di
abbandonare i capelli lunghi (un po’ Cruijff, un po’ Pirlo) per un taglio più
militare. Tuttavia la Seleção arriva al pari con un
tiretto angolato da fuori area di Neymar, Pletikosa cade giù lento come un
sacco di patate, e il primo tempo si conclude senza avvisare gli spettatori che
il secondo sarà meno affascinante e più discutibile del già trascorso. Ci
penserà infatti l’arbitro giapponese Nishimura a decidere la partita con un
rigore inventato assegnato ai padroni di casa a venti minuti dal termine per misterioso
svenimento di Fred in area di rigore. Neymar tirerà malino ma i guanti di
Pletikosa schiaffeggeranno in porta. Da questo momento in pochi continueranno a
seguire lo spettacolo con la medesima fiducia, alla Croazia verrà pure
annullato un goal per dubbia carica di Olic su Julio Cesar, infine al
novantunesimo in contropiede il magrolino Oscar trafiggerà di punta sul primo
palo Pletikosa, nella circostanza apparentemente sorpreso del suo stato di
portiere: Brasile 3, Croazia 1. Farà male, e non sarà nemmeno bello. La notte lungo
le strade di Lavagna scoppia il caos, qualcuno si chiede ad alta voce se le
partite del Brasile le arbitrerà sempre questo Nishimura, altri gridano
compatti “No al Blatter moderno!” Io schivo le proteste di piazza, gli incidenti
tra manifestanti e polizia e torno a casa lentamente un passo dopo l’altro
contro il vento dell’ultima sera al mare.