Milano – Mi sono svegliato di pomeriggio dopo una siesta resa
necessaria da pesanti giornate lavorative e mi sono accorto che avevo sognato
Gad Lerner che apriva il borsellino e mi regalava tre monete d’oro. Ero in
cassa come ogni mattina (da quando a sorpresa qualcuno ha pensato di
trasformarmi da libraio con quattordici anni di esperienza a cassiere) e
resistevo a fatica, come ogni cassiere che rispetti, alle ondate di clienti che
volevano pagare e sbuffavano in coda per la sola postazione aperta. I miei gesti
chapliniani e moderni (sempre quelli) ripetuti per ore aggredivano i miei nervi,
ma io restavo tendenzialmente calmo, al massimo un po’ assente in alcune
circostanze, e qui era arrivato Gad Lerner che dopo aver pagato i libri con una
delle sue carte di credito aveva aperto il borsellino e mi aveva regalato tre
monete d’oro:
“So che è dura ragazzi lavorare in contratto di solidarietà e con la
prospettiva, magari tra pochi mesi, di finire in cassa integrazione e successivamente
disoccupati, per questo Francesco accetta da parte mia un piccolo dono, queste
tre monete d’oro.”
Mettevo in tasca e ringraziavo il giornalista benestante e generoso,
la sua era elemosina gradita, poi tornavo a schiacciare i tasti dello schermo
della cassa numero 7 indovinando i tasti “Contanti”, “Eft”, “Altre forme di
pagamento”, ”Subtotale”. Alla quarta ora consecutiva avevo un fastidio duro al
centro del petto.
Mi sono svegliato, alle diciotto Rai Sport non trasmetteva
Argentina-Svizzera ma Italia-Brasile del 1982, anzi un programma di Andrea
Barbato che riproponeva la storica partita pochi anni dopo, commentandola
nell’intervallo con Marco Tardelli, Claudio Gentile, Franco Causio, il tennista
Fausto Gardini, il giurista Stefano Rodotà, un giornalista presente al Sarrià. Disposti a semicerchio
nella scenografia dello studio, seduti su sedie di plastica con davanti un
piccolo televisore sorretto da un paletto, gli ospiti rispondevano a turno alle
interrogazioni del conduttore. Il giornalista presente al Sarrià aveva
ricordato un certo tipo di smarrimento incredulo all’uscita dello stadio, e
l’inviato settantaseienne del Corriere
della Sera Mario Soldati che gli aveva detto di sentirsi come dopo aver
fatto l’amore. Ma poi avevano mandato la pubblicità e al rientro dagli spot il
secondo tempo non era cominciato, adesso c’era Pelè con la maglia del Santos in
bianco e nero che palleggiava, si restava insomma sul 2 a 1 per l’Italia con
doppietta di Paolo Rossi e rete di Socrates, allora avevo spento ed ero uscito
per fare una passeggiata e sgranchirmi i nervi ritornati per fortuna intatti
dopo la siesta. Il vento muoveva le foglie degli alberi, la cuoca Adele della
mia gastronomia popolare di fiducia aveva cucinato un’eccellente insalata
tiepida di polpo e patate e avevo pagato con i Ticket Restaurant, in attesa che
arrivasse lo stipendio, ma non bastavano quindi mi ero messo a frugare nelle
tasche e per fortuna avevo trovato le monete d’oro di Gad Lerner.
“Prendo anche una bottiglia di vino bianco allora Adele, tenga una
moneta d’oro, sa mica quanto fa l’Argentina?”
Dopo aver consigliato di aggiungere dell’olio sul polpo con patate,
Adele mi aveva rivelato che la squadra di Sabella aveva vinto per uno a zero al
dodicesimo del secondo tempo supplementare, grazie a Palacio che aveva rubato
palla a centrocampo, l’aveva servita a Messi che in serpentina velocità aveva
saltato un difensore prima di appoggiare al limite di destra per Di Maria, il
quale con un tiro a giro sul secondo palo aveva beffato il bravo Benaglio, già
pronto per i rigori. Ma non era finita lì, all’ultimo minuto infatti lo stesso
portiere svizzero era andato all’attacco e in rovesciata aveva contribuito alla
confusione albiceleste necessaria a Dzemaili per colpire di testa il pallone e girarlo
a colpo sicuro verso la porta. Palo. Peccato, avevo salutato pensoso ritirando l’insalata
tiepida di polpo e patate, ancora due monete d’oro tinitinnavano nella mia
tasca.