Padenghe sul Garda – Sorseggiavo il mio drink disteso sul bordo della
piscina mentre il ragazzo addetto alla pulizia della vasca mi rivelava fatti
inediti e nascosti relativi alla fine dell’avventura azzurra ai Mondiali
brasiliani.
“Stavano tutti da una parte, e Balotelli e Cassano dall’altra.“
“Cassano un giorno ha fatto una scenata cafona a una dipendente
dell’albergo, colpevole di averlo disturbato…”
Chiudevo gli occhi e mi rilassavo sotto il sole del lago di Garda, le
informazioni dell’abbronzato pulitore non facevano che confermare le mie tesi:
Marcello Lippi aveva sempre ragione, Cassano e Balotelli non erano sicuramente
la coppia sulla quale fondare una squadra di calcio, figuriamoci la Nazionale.
Tornavo al drink e ammiravo lo specchio blu, leggermente increspato della piscina.
Lo straordinario successo dei miei ultimi due libri aveva aggiunto alla
notorietà ulteriore ricchezza e come prima cosa avevo acquistato questa villa
degli anni sessanta con piscina e ampio giardino con ulivi dove trascorrere
parte delle mie giornate sempre libere, giacché mi ero licenziato e come
talvolta accadeva nelle biografie di alcuni scrittori adesso potevo anche io “dedicarmi
a tempo pieno alla scrittura”. Era bello chiacchierare di retroscena mondiali
con il ragazzo addetto alla pulizia della vasca, chissà da dove gli erano
arrivate certe sicure informazioni, a questo punto del Mondiale il mio principale
desiderio era quello di fare outing in favore di una vittoria del Belgio, generazione
speciale ricca di talento dove spiccavano Hazard, Courtois, Fellaini, Mirallas,
De Bruyne, Lukaku. Ma acceso il maxi-schermo che avevo fatto montare dai
tecnici sul prato alla destra della piscina, lo spettacolo che mi offriva la
squadra pronosticata era pessimo, lontano parente di quello messo in scena dai
ragazzini di Marc Wilmots nelle gare precedenti, e già dopo otto minuti quando Gonzalo
Higuain, approfittando di un rimpallo, dal limite dell’area scagliava in rete
un diagonale a mezz’altezza forte e preciso nell’angolo alla destra del
portiere belga, avevo la conferma che quando il gioco si faceva duro, le
nazionali senza storia si facevano cortesemente da parte. La partita sarebbe
terminata uno a zero, con impalpabile reazione dei belgi in particolare nei
minuti finali, e qualche contropiede argentino incapace di mettere il risultato
al sicuro, nemmeno con Leo Messi che oltre il novantesimo si trovava in campo
aperto solo davanti a Plastic Man Cortouis ma non riusciva a superarlo,
centrandolo in pieno invece di scartarlo. Il lungo portiere esultava, per ora
restava uno dei pochi a non aver subito goal dalla pulce, io gli rammentavo che
c’era poco da stare allegri visto che il Belgio stava comunque uscendo dai
Mondiali, lui insisteva con il pugno anteponendo il successo personale a quello
collettivo, io tornavo al drink e controllavo il risultato dell’ultimo Premio
Strega: primo Piccolo, secondo Scurati, terzo Pecoraro. Anche quest’anno niente
da fare, ancora una volta non avevo vinto, ma il successo commerciale de Il silenzio della felicità e de Il fuorigioco sta antipatico ai bambini almeno
mi faceva consolazione. Giunti a questo punto della manifestazione allora, il
mio principale desiderio sarebbe stato quello di fare outing in favore di una
vittoria dell’Olanda.