Sestri Levante – Tirando le somme ho conosciuto tre Dino Zoff in vita
mia: lui, mio zio e le uova che mia madre metteva nel frullatore. Lui lo
conoscete tutti, se volete approfondire lo studio dell’uomo e del campione
potete leggere la biografia appena uscita per Mondadori scritta a dire il vero
in collaborazione con un giornalista che non stimo, e infatti niente di più da
un punto di vista narrativo che un susseguirsi di ricordi, ma dall’ottimo
titolo Dura solo un attimo, la gloria.
Mio zio invece non era Dino Zoff, nonostante si chiamasse Dino e avesse la
barba, non che Dino Zoff avesse la barba adesso che ci penso, ma da bambino mio
zio Dino per me era Zoff, parlava poco come lui, stava tendenzialmente in disparte durante i pranzi parentali di
Pasqua e Natale, teneva alla Juventus anche se con moderazione (ogni cosa in
lui era moderazione) per questo talvolta gli chiedevo:
“Ma zio, tu davvero non sei Dino Zoff?”
Lui diceva No con la sua voce baritonale, non sono Dino Zoff ma
solamente Dino, tuo zio. Io pensavo eppure ci assomiglia, stai a vedere che mio
zio è Zoff ma non vuole dirmelo, crescendo una cugina osservando una fotografia
in bianco e nero dello zio Dino con il cappello di paglia avrebbe affermato:
“Guarda, lo zio pare Hemingway.”
Io avrei risposto accipicchia che parabola esistenziale: prima Zoff,
poi Hemingway.
Per quanto riguarda le uova invece, mia madre aveva scoperto che da
ragazzino il futuro e tranquillo portiere mondiale era piccolo, troppo piccolo
di statura tanto che la nonna aveva pensato di fargli mangiare un uovo al
giorno fino a farlo divenire grande, almeno sufficientemente per parare. Anche
io esitavo ad alzarmi in centimetri, così mia madre aveva cominciato a fare dei
frullati dopo pranzo, interrompendo il mescolamento di latte e frutta per
calare dall’alto nel basso del frullatore un tuorlo d’uovo perché aveva letto
da qualche parte che pure la nonna di Zoff, eccetera. Io tornando da scuola
diffidavo, non mi andava l’uovo nel frullato, ascoltavo il rumore della frutta
e del latte che si mischiavano attraverso il piccolo elettrodomestico interrompersi
improvviso, poi ripartire, il tempo in teoria necessario a mia madre per
aggiungere l’uovo al frullato, mia madre negava risoluta di aver corretto il beverone,
io andavo a verificare nella pattumiera e trovavo la prova del guscio buttato
che svelava il mistero. Poi avevo imparato a berlo lo stesso per diventare
grande.
Così, quando trent’anni dopo leggendo il quotidiano del noioso Barbapapà
sono capitato per caso dentro un articolo che annunciava l’uscita della
biografia di Dino Zoff mi sono detto andiamo a controllare questa storia delle
uova. Ho chiamato al telefono mi madre e le ho detto:
“Ti ricordi quella vecchia faccenda delle uova? Vado a controllare.”
Mia madre ha detto:
“Fammi sapere.”
Così sono andato a Sestri Levante ma pioveva e mi sono rifugiato in
una piccola libreria Mondadori. La biografia c’era ma costava 17 euro e 50, decisamente
troppi. Mi sono limitato a cercare rapidamente tra le pagine la storia delle
uova e poi sono uscito proseguendo senza più gocce in testa fino alla Baia del Silenzio. C’era poca gente,
quasi tutti fuggiti gridando per la pioggia di cui sopra. Con Pietro abbiamo
tirato i sassi nel mare consapevoli della difficoltà del rimbalzo. Nel turno
infrasettimanale, mi riferisco per la precisione alla quarta giornata, Juventus
e Roma hanno vinto rispettivamente con Cesena e Parma mantenendo la testa della
classifica a punteggio pieno.