Milano - Provo quasi un malessere
fisico quando mi reco al lavoro domenicale, i cattolici entrano a messa al
piccolo trotto, sorvolati dai piccioni, donano al mendicante immigrato
appollaiato sugli scalini un paio di spiccioli, anche se puzza un po' e loro
sono tutti vestiti così bene. Ma poi mi passa, dico la storia del lavoro
domenicale, entro in libreria e prendo il romanzo o il saggio che nel corso
della settimana mi ha più colpito, lo appoggio al mio fianco nella postazione
che mi spetta, ultimamente a sorpresa la cassa numero 7, consapevole e
speranzoso che al momento opportuno tornerà utile come ancora di salvataggio
quando le code dei clienti si faranno lunghe, e semplici lobotomizzati oppure
raffinati (ai loro occhi) radical chic inizieranno a sbuffare per l’attesa,
fregandosene dei perché e del contratto di solidarietà. Talvolta basta uno
sguardo al mio amico libro per ritrovare contatto con la realtà, continuare a
fare il mestiere che preferisco e che mi viene negato, questo week end è la
volta di Ugo da Guzzano, di Ugo Cornia e dei suoi Animali (topi gatti cani e mia sorella), di una casa di famiglia
sull’Appennino bolognese, di una vecchia casa dove gli animali sono una
presenza nota. Non che io ami particolarmente gli animali, specie i cani
trasformati in sottospecie umana da noiosi padroni di bestie che spesso mi
capita di sorprendere mentre ad esempio infrangono le leggi del raccoglimento dell’adorata
cacca o del guinzaglio obbligatorio nei parchi pubblici, ma lo stile di Ugo Cornia
che mastico da anni quello sì, con quel suo in apparenza grazioso non prendersi
sul serio in un mondo letterario dove invece, poi non lo so.
Ma ecco spuntare tra la
folla il noto giornalista con le sue belle bretelle e il suo serafico sorriso:
“Buongiorno Francesco,
che ne dice di consigliare il mio nuovo libro? Ha visto le mie bretelle? Il mio
serafico sorriso?”
“Certo signore, le sue
bretelle non passano inosservate, e nemmeno il suo serafico sorriso. Però guardi
per via del libro ci penso, al momento sto già consigliando Animali (topi gatti cani e mia sorella)
di Ugo Cornia, non vorrei fare confusione. Tuttavia se lei salta la barricata e
batte qualche scontrino al posto mio possiamo trovare un accordo, Walter
Mazzarri si è rotto una mano contro il filo spinato, oppure cadendo dalle scale
e vorrei verificare di persona.”
Il giornalista allunga la
bretella con un dito, prende la rincorsa e salta dentro al loculo di legno e
vetro che costituisce il mio soggiorno per fortuna non definitivo, sono momentaneamente libero e posso così recarmi allo stadio Meazza in
San Siro dove Mazzarri, probabilmente per via della scivolata scalina che gli
ha fatto percepire l’esile provvisorietà dell’esistenza, propone una formazione
spregiudicata con addirittura i qualitativi Kovacic ed Hernanes a supporto
delle punte Icardi e Osvaldo, il tutto ben bilanciato dal temibile Medel, molto
più di un feroce pitbull. L’allenatore Eusebio del Sassuolo invece risponde con
un 4-3-3 caratterizzato dal tridente offensivo Berardi-Zaza-Sansone, ma da
subito si mette a sedere sul lettino del personale calcio psicologico ed espone
al medico tutta l’incoscienza del proprio bagaglio zdzenekzemaniano. Andrà a
finire con il neo-portiere neroverde Consigli costretto a recuperare il pallone
meneghino in fondo al sacco per una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette volte:
Icardi, Kovacic, Icardi, Osvaldo, Icardi, Osvaldo, Guarin. Inter 7, Sassuolo 0.
Mi sfrego le mani e m’incammino
verso la libreria, non che sia diventato di colpo interista, ma ho pronosticato
la squadra di Mazzarri come terza forza del campionato e se le cose
proseguiranno di questo passo, con questo assetto tattico ci sono buone
probabilità che io possa vantarmi a fine anno con gli amici del bar, come in
altre numerose circostanze. E poi grazie al giornalista ho evitato almeno due
delle otto ore di cassa 7. Ritorno in libreria e dopo molti scontrini battuti
il suo sorriso è meno serafico, le sue bretelle meno elastiche, il suo volto
oscuro. Chiudiamo insieme le saracinesche e la messa è finita, andiamo in pace.