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e l’enigma del consenso, kershawanamente parlando; ognuno in fondo perso dentro
i fatti suoi, tornando a una certa giovinezza trascorsa ascoltando anche Vasco
Rossi, perché dovrei vergognarmi. Abbandonarti è comunque un piacere da gustare
piano. Bravi scrittori che non legge nessuno, prima puntata. Non ve ne saranno
altre, conosco la mia abilità nel programmare, affermazione poi non del tutto
vera. Ma passando a fianco della solita edicola verso le sette del mattino,
prima di entrare in libreria, non ho problemi a pensare che Gli errori giovanili di Anselmo Secòs
sia il miglior romanzo italiano uscito in questo primo semestre del 2015, non ve l’ha detto
D’Orrico? Ve lo dico io. Nemmeno su Il Venerdì di Repubblica
c’era? Da Fazio figuriamoci. Il macellaio del mercato comunale mi ha detto che
Roberto Saviano voleva spezzare l’egemonia di Segrate al Premio Strega e per
questo in qualità di lettore della domenica ha sponsorizzato Daniele Gorret e
il suo ultimo romanzo pubblicato da Italic, piccolo editore di Ancona; io ho
detto al macellaio: “Davvero?”
Alle
sei e quarantacinque, nel bar-torrefazione aperto prima che Milano eserciti il
suo risveglio, ci sono figure professionali discrete, quello che vende i
formaggi e il pescivendolo sempre abitanti al mercato comunale, i predatori del
precipitoso giornale rosa non lavorativamente definiti, forse pensionati e per
questo ancora più temibili, talvolta i vigili del fuoco in tenuta ufficiale. Io
recito la parte del libraio, destinato con ogni probabilità all’estinzione o
forse già estinto seppur fiero, se volessimo approfondire il concetto; dopo
l’espresso giro l’angolo e sono in piazza Piemonte, mi aspettano ceste di libri
appoggiate su carrelli quattro rotelle, lente o veloci, narrativa o saggistica.
Scrivo
all’editore per avere chiarimenti, risposta:
“Daniele Gorret è uno
dei grandi dimenticati/emarginati della letteratura italiana. E sì che Gianni
Celati l’aveva inserito nei suoi “narratori delle riserve”, ma poi è sceso l’oblio...quante
volte succede!”
Già, non c’è molto
da fare, un sollevamento popolare che dovrebbe tuttavia acquisire manodopera intellettuale mercenaria da altre nazioni, Daniele Gorret è finora vissuto tra Torino e la
Valle d’Aosta dove è nato nel 1951. Seguito
ideale di Malattie infantili di Anselmo
Secòs (Bologna, 2011), questi Errori
giovanili rincorrono la vita del protagonista dai sedici ai quarant’anni, e
se il primo libro aveva disegnato l’indole di un bambino strambo e di un
adolescente inetto alla vita, il nuovo romanzo racconta la giovinezza di un
uomo cui riesce impossibile adeguarsi ai tratti e alle abilità di un individuo
del nostro tempo. “Uomo senza qualità” o meglio “senza le qualità degli altri”
(gli “adatti”), Anselmo affronta gli studi, il lavoro, le relazioni umane
riuscendo sempre a distinguersi per una sua costitutiva insufficienza o
radicale diversità. Insufficienza o diversità che sono però costantemente
compensate dal dono di un amore per il Tutto, da una sorta di “perfetta letizia”
che lo coglie e l’accoglie se solo gli è concessa la compagnia dei nonumani
(animali, vegetali, semplici oggetti d’uso) o degli umani sconfitti ed
umiliati. Se quindi la sua infanzia non poteva essere letta dai “grandi” che
come malattia, la sua vita di uomo è interpretata dai coetanei e dai compaesani
come seguito di errori, esistenza d’un incapace, privo della virilità e del
realismo propri dell’individuo adulto. Metafora, forse, questa, della
condizione insieme sub e super-umana che tocca al poeta nel "Regno della
quantità", nel mondo omologato del pensiero unico della Borghesia Universale.
Non vi sarà sfuggito questa essere la quarta di
copertina. Ma tornando alla manodopera intellettuale mercenaria da importare e a che prezzo, è
passato pure il tempo della speranza non pensate che non ne sia consapevole, chiedo
solo agli amici di diffondere il testo in questione che si distingue per stile
e utilizzo originale della lingua italiana, delle sue musicali frammentazioni
che nonostante io abbia quarant’anni e due figli sono riuscito addirittura a
notare. Con i due figli quando posso, cioè spesso, gioco tutto il giorno e
questa in fondo mi pare la forma più gioiosa e nobile di abdicare. Giocare.