Milano – Poi è arrivato un taxi bianco è scesa Elisabetta Sgarbi bella con
gli occhiali verdi e lo smalto rosso, Sandro Veronesi fumava fuori dalla
libreria circondato dai Bompiani, io sostavo davanti alla vetrina dove stavano
esposti Daria Bignardi e Aldo Cazzullo. L’avevo fatta io quella vetrina ma al
mattino, il privilegiato mestiere di libraio comporta un certo tipo di espiazioni che vi
lascio immaginare, come tutti i mestieri mi direte e infatti mica sostengo il
contrario, precisamente alle otto e cinque avevo raggiunto il marciapiede
esterno al negozio per mimetizzarmi meglio nel buio dell’alba con due grandi
cartonati pubblicitari raffiguranti Aldo Cazzullo e Daria Bignardi, avevo
sistemato i loro volti enormi in posa televisiva pensante in modo
da disegnare uno schema geometrico rispetto alle copie dei volumi col bollino
Novità, diciamo un appena percettibile rombo. Ma adesso il turno era finito, il
pomeriggio volgeva alla sera e potevo spiare dal centro di corso Vercelli,
stando solo attento che non mi travolgesse il tram numero 16, verso sinistra in
lontananza la Madonnina del Duomo risplendere illuminata, verso destra Sandro Veronesi
fumare con un piede appoggiato allo scalino, Elisabetta Sgarbi entrare in
libreria con gli occhiali verdi e lo smalto rosso mentre Umberto Eco invece no,
che si accomodava in prima fila nel prestigioso ruolo di spettatore. Sfioravo
con le dita nella tasca della giacca leggera il volume arancio di alcune
conversazioni di Cioran, Un apolide metafisico,
quindi la presentazione di Terre rare
aveva inizio, il conduttore partiva molto alto citando la recensione del Corriere della Sera che aveva parlato di
capolavoro e di John Steinbeck, Veronesi si prendeva meno sul serio ma con
professionalità, una ragazza volgare prima mi dava una gomitata eccessiva
rispetto al numero dei partecipanti, poi sussurrava all’amica prima di
aggredire il bancone del Caffè La
Feltrinelli:
“Che sbattimento di coglioni, che sbattimento di coglioni”.
Ma non era affatto così, allora che ci stai a fare qui stupidella, anzi
Sandro Veronesi mi faceva venire voglia di comprare il suo romanzo pur avendo
pochi soldi già al 14 del mese, nel finale leggeva il brano del “martelletto
Michelin” che faceva ridere amaro con la pancia e ben rappresentava il suo
talento, andate a cercarlo nelle pagine di Terre
rare, mi veniva voglia di dargli una pacca sulla spalla, di regalargli egoisticamente
e con ammirazione una copia del mio Fuorigioco
antipatico, di chiedergli dopo tante piacevoli chiacchiere letterarie un pronostico sulle
partite del fine settimana: Roma-Chievo e Sassuolo-Juventus. Del resto anche
Bohumil Hrabal un giorno disse:
“Dell’Italia amo, soprattutto, Ungaretti e la Juventus”.
Mentre l’invisibile Thomas Pynchon al suo agente letterario italiano
chiede spesso:
“Roberto, quanto ha fatto la Juventus?”
Queste due cose me le ha dette Darwin Pastorin.