Houellebecq, Welbeck, una libreria in Italia e Alessandro Baricco.
A grande richiesta in lingua italiana ecco il testo che ho scritto per BibliObs, le pagine letterarie di Le Nouvel Observateur. Cliccando sull'immagine sotto invece la versione in francese.
Milano – Pensavo agli italiani con meno tecnologia,
l’errore più grave era stata distribuirla loro senza precauzioni, senza la
dovuta programmazione temporale. Così potevi osservarli chiacchierare da soli
ad alta voce sul marciapiede, non erano matti ma utilizzavano l’auricolare per
poter gesticolare meglio. Oppure stare con la testa china sul display a bordo
della metropolitana, del tram, accecati da Facebook, Twitter, WhatsApp, tutti a
discutere di cose essenziali che solo dieci anni fa sarebbero apparse trascurabili
e non soggette a urgente comunicazione:
“Sto arrivando a casa, Sono sul treno, Sono dal
panettiere, Non mi sento bene, Sto meglio oggi, Sono al cimitero.”
Così potevi osservarli entrare in libreria come
adesso, gli occhi abbassati sul telefonino o sull’iPad quando non direttamente
in conversazione con altri mediante orecchio, alzando il capo senza
interrompere l’ipnosi connettiva e collettiva solo per chiedere:
“L’ultimo di Welbeck?”
Si riferivano probabilmente a Sottomissione di Michel Houellebecq, ma perché contraddirli,
compito del bravo libraio è accogliere, percepire, assecondare. O forse era
uscita davvero una biografia di Danny Welbeck e a sbagliarmi allora ero io, del
resto il recente passaggio dell’attaccante inglese dal Manchester United
all’Arsenal francese di Arsene Wenger poteva indurre a confusione. Ma cosa mai
poteva aver scritto nella sua biografia Danny Welbeck a soli ventiquattro anni?
E che ne pensava di Huysmans, e del romanzo di Houellebecq? Il drammatico
attentato del 7 gennaio alla sede di Charlie Hebdo si era trasformato in casuale
e ulteriore trampolino di lancio per l’uscita di Soumission, atteso in Italia per il 15. Sottomissione, citato conseguentemente a proposito e a sproposito
dalla televisione (dovete sapere che la maggioranza dei miei compatrioti, a
partire da metà degli anni ottanta, fa quello che sostiene la televisione)
aveva portato nelle librerie clienti che non si sarebbero mai interessati a
Houellebecq, che non avrebbero mai letto Houellebecq, ma che per sicurezza
dovevano comprare Houellebecq. Poco male, avrei pensato il lunedì mattina
seguente preparando come al solito a negozio chiuso la classifica dei dieci
libri più venduti. Primo: Michel Houellebecq. L’inutile lezione del professore
Houellebecq, secondo Alessandro Baricco che tuttavia sosteneva il privilegio di
chinarsi su ogni libro dello scrittore francese, anche a costo di uscirne
delusi. In fondo questa la cosa più importante e utile, da consigliare agli
italiani, chinati invece sui display. Non avrebbero avuto niente da
rimpiangere.