Da qualche
tempo non prendevo la metropolitana, adesso per fortuna si possono tirare anche
le gomitate. Quando avevo smesso ero rimasto alle spinte in mischia, ma le
gomitate non erano ancora entrate nel bagaglio tecnico del passeggero. Adesso
si può, e la gomitata è meglio tirarla quando stai per scendere dal vagone (del
tutto gratuita) per poi mantenere il gomito alto come difesa preventiva
rispetto a quelli che stringono per salire. Ultimo consiglio: non fare i furbi
colpendo all’addome per non farsi vedere, puntate direttamente alle tempie per
mettere subito in chiaro la situazione, si formerà immediatamente un largo passaggio
generato dal corpo dell’avversario rovinato drammaticamente al suolo. Gli
italiani, loro, anche sottoterra gridano chattano giocano con il prolungamento
plastico-metallico del loro braccio, e mi chiedo se il giorno della fine,
verranno seppelliti col telefonino in mano. E poi una ragazza che diceva alla
cornetta: “Mamma, te l”avevo detto che all’università quest’anno l’esame di
sesso orale era il più difficile...” e io a pensare ma come ci siamo ridotti in
questo paese, interroghiamoci sulla serietà del sistema scolastico nazionale, a
meno che non abbia capito male, in ogni caso forse ritorna Berlusconi.
Ecco questa metropolitana agra, mi ha fatto ricordare che il 14 dicembre 2012
Luciano Bianciardi avrebbe compiuto novant’anni.
Non prendo più la metropolitana, vado a piedi o
in bicicletta o in tram, oppure in automobile quando devo colmare il tragitto
Milano-Brescia o viceversa, questa domenica ad esempio parto da Gussago
(Franciacorta) verso le 15.30, insomma alla mezz’ora del primo tempo di Juventus-Atalanta,
insomma come l’avvocato Agnelli quando lasciava il Comunale di Torino prima
della fine del primo tempo che secondo me comunque scendeva rapido nel parcheggio
e diceva all’autista guardando l’orologio sopra polsino: “Ambvogio, vai veloce
a casa che non voglio assolutamente pevdevmi nulla del secondo tempo in
televisione”.
Eppure questa volta trenta minuti bastano: Vucinic,
Pirlo e Marchisio fissano il risultato sul 3 a 0 così partiamo addirittura al
ventisettesimo e mentre Pietro mi fa compagnia gridando il suo disappunto per
ogni tipo di viaggio automobilistico da quando è nato (cambiati tre seggiolini,
deve essere senza dubbio un fastidio filosofico) passiamo Rovato, Dalmine e
Bergamo e la nebbia scende facendo un solo bianco con la neve intorno e penso a
una frase dell'ultimo romanzo di Aldo Busi che dice: “E ora la mia domanda è
sempre la stessa: che senso ha avere il di più se un tuo simile non ha il
necessario?”
La ricordo con enfasi al casellante, prima di
lasciarli cinque euro e trenta centesimi, spacciandola per una frase del
Pontefice, ma il lavoratore di Autostrade per l’Italia mi dice lei si sbaglia,
io ho sentito dire al Papa che l’eutanasia, l’aborto e i matrimoni gay sono una
minaccia per la pace, non questa cosa del di più e del necessario. Sbigottito
schiaccio allora il pedale dell’accelleratore e sorpasso Milano Est, non può
essere vero, meglio pensare a certi preti straordinari che tirano avanti
nonostante l’orrore del Vaticano, a questa stratosferica Juventus di Conte che
calcia 31 volte verso la porta in novanta minuti, ai 76 passaggi riusciti di
Pirlo nella trequarti dell’Atalanta, ma soprattutto al fatto che mancano solo
dieci giorni al Natale che poi sarebbe soprattutto il mio trentottesimo
compleanno.