
Ma Craxi invece faceva avanti e in retromarcia nel cortile di casa mia, con naturalezza, come se la macchina di mio padre fosse stata sua da sempre, anche se la testa grossa, tonda e sudata di Bettino faticava a stare dentro l’abitacolo, mostrando con evidenza il fatto che quella Fiat non gli appartenesse. Pareva voler ripassare con la vettura sull’asfalto la doppia linea curva che aveva creato con le gomme a forza di manovre, fino a renderla il più possibile scura rispetto al resto del piazzale.
Poi, vedendomi arrivare, ha tirato giù il finestrino con la manovella nera e mi ha chiesto dei consigli musicali, per un viaggio abbastanza lungo. Gli ho detto i Radiohead, anche se non li ascolto da un po’. Mi è parso dubbioso, dietro gli occhiali marroni chiari e spessi.
Ma la verità è che due sere prima avevo visto un documentario sull’ascesa e la scomparsa dei socialisti.