martedì 25 agosto 2009

Gesù non è mai stato sulle Dolomiti


Gesù non ha mai visitato le Dolomiti. Se l’avesse fatto, osservando le pietre rotolate dalle cime, sarebbe rimasto certamente stupito e umanamente rattristato dal lento sgretolarsi del Latemar e del Catinaccio. Poi si sarebbe ripreso, e rimembrando i suoi poteri, le avrebbe rimesse una dopo l’altra al loro posto, con la forza del pensiero, fino a riottenere la versione originale dei gruppi montuosi conosciuti anche con il nome di Monti pallidi. Poi avrebbe camminato lungo i sentieri (il 18, il 515, il 22) arrivando a crearne anche di nuovi, più comodi e veloci, per raggiungere le numerose croci sparse, tra le quali avrebbe scelto la preferita, e definitiva.
Al Rifugio Torre di Pisa (2670 m) avrebbe scatenato l’entusiasmo degli avventori, inebetiti dall’apparire della sua figura, per l’occasione non priva dell’equipaggiamento più indicato: scarponi da montagna ai piedi, camicia, occhiali da sole, cappello. Ma Gesù avrebbe coperto con l’adesivo nero le marche, per non fare pubblicità. Dopo una cotoletta con patate saltate, o due uova con lo speck, e come dolce uno Strauben, o del gelato alla crema con lamponi caldi, Cristo avrebbe bevuto le ultime dita di birra presenti nel suo boccale. Quindi avrebbe respirato profondamente quell’aria così diversa da quella di Gerusalemme, un’aria dal sapore di panna, o di burro, ma di quello buono. Prima della discesa avrebbe riempito la sua bottiglia con l’acqua fredda di un ruscello. Infine, scortato in modo discreto da un certo numero di persone (facciamo dodici) avrebbe perso quota fino a scomparire, di domenica, tra le lunghe file di automobili dirette verso la pianura.