venerdì 26 marzo 2010

Malaparte. Arcitaliano nel mondo in mostra a Milano


Ci sono cose che capitano, come decidere per festeggiare il santo giovedì libero dal lavoro di prendere un autobus a caso appena dopo S. Babila, essendo certi che prosegua dritto, verso Porta Venezia, ma scoprendo invece dopo pochi metri che gira a sinistra, in via Senato. Che fare?
Restare sull’autobus, come se niente e fosse, e guardare fuori dal vetro certi angoli di Milano che prima, per un motivo oppure no, non avevano mai accarezzato lo sguardo.
Fuori dalla Fondazione Biblioteca di via Senato, uno striscione nero si muove leggero al vento, la scritta rossa e bianca dice: MALAPARTE – ARCITALIANO NEL MONDO.
Dentro la mostra dedicata a Curzio Malaparte, fino al 26 settembre 2010, ingresso libero.

Mettere in mostra uno scrittore non è facile, si rischia un susseguirsi di teche contenenti oggetti o vestiti appartenenti all’artista, del tipo “Ecco il pennello con cui l’autore era solito farsi la barba…” Insomma, parzialmente interessante.
Ma nonostante la temperatura raggiunta nelle sale espositive (ad occhio una trentina di gradi) mi fa piacere, ancora di più perché sono l’unico visitatore, seguire il percorso che si snoda dalla nascita fino alla morte di Kurt Erich Suckert. Dal curato opuscolo introduttivo che potete astutamente prelevare anche dal marciapiede di via Senato, sempre gratuitamente, isolo:
“Egli fu arcitaliano in tutti i sensi perché, pur di padre tedesco, fu ben radicato nella nostra tradizione culturale più autentica, rivendicando in ogni momento la propria italianità. In un’epoca drammatica e travagliata, seppe conoscere e raccontare finemente gli italiani, i loro pregi e difetti, in un costante e sincero confronto con le diverse culture incontrate nei suoi viaggi in Europa e nel mondo (…) La mostra è divisa in quattro sezioni ispirate ai quattro elementi del cosmo: fuoco, aria, terra e acqua. Malaparte ha idealmente attraversato nella sua vita questi elementi, affrontandoli nella loro duplicità, positiva e negativa. La sua biografia e le sue opere ne sono la testimonianza”.

Manoscritti e dattiloscritti originali di opere edite e inedite, articoli di giornale, documenti personali, lettere e fotografie. E poi, alla fine, un filmato di Philippe Daverio che racconta la meravigliosa “casa come me” ideata e progettata da Malaparte, e costruita caparbiamente sulla punta Massello a Capri.
Ecco, questo è forse l’aspetto più pericoloso della mostra dedicata allo scrittore di Prato, perché poi esco e la desidero, consapevole che il destino non mi riserverà mai una casa del genere. Ma pazienza, penso osservando lo splendido cortile interno al palazzo della Fondazione Biblioteca via Senato, intanto ne è valsa la pena di sbagliare autobus.