giovedì 29 maggio 2014

Il diario del Giro. Diciottesima tappa: Belluno-Rifugio Panarotta (171 Km). Leggo, prego, pago le tasse


Rifugio di Panarotta – Oggi non sono riuscito a vedere la tappa. Peccato, perché credo sia stata una buona tappa. Avevo appuntamento con Gerardo, responsabile zonale del Caf, che vuol dire centro assistenza fiscale. Insomma, dovevo ritirare il 730, questo pazzo pazzo paese di tasse. Gerardo è un uomo gentile, si trasferirà di zona (è un responsabile zonale come dicevo) perché l’affitto che deve pagare è troppo elevato rispetto al numero dei clienti che ha, è un periodo che va così, non dirlo a me, il mondo reale è questo, uno più che lavorare cosa deve fare? Ho chiamato il direttore del giornale e gli ho detto “Guarda oggi non riesco a vedere la tappa, ho appuntamento con il responsabile zonale del Caf”, lui mi ha detto “E’ l’ultima volta che ti mando a fare l’inviato al Giro d’Italia”. Tra di noi non c’è mai stato feeling, del resto lui non legge libri, un direttore di giornale che non legge libri pensate un po’, una volta ho conosciuto anche un direttore di libreria che non leggeva libri, e si vantava “Io non leggo libri” mi diceva “so che tu invece oltre a leggere provi anche a scriverli, perché?” io gli avevo risposto “Se non avessi la passione di leggere mi sarei già sparato un colpo in testa, non so se mi spiego, leggere è la mia religione, da ragazzo addirittura ho passato pomeriggi a spiare oltre le inferriate di certi conventi sulle colline di Brescia, cercavo Dio suppongo, comunque spiavo dopo aver appoggiato la bicicletta al primo muro, stavo a guardare il cortile del convento ma tutto era fermo, le sbarre alle finestre, le tapparelle abbassate, qualcosa non mi convinceva. Avevo scelto allora la lettura come forma unica di preghiera”. Il direttore (della libreria) aveva smesso di ascoltarmi quando avevo pronunciato le parole passione e religione, quindi mi aveva detto “Sai cosa penso? Che saresti un buon cassiere”. Allora mi aveva trasformato da libraio in cassiere, la meritocrazia avanzava e la libreria colava a picco, ma le due faccende non erano certamente collegate, si trattava certamente della crisi. Uscito dall’ufficio del Caf non prima di aver augurato in bocca al lupo al gentile Gerardo, ero andato in automobile a far controllare le gomme e mi avevano detto “Guardi, i pneumatici sono fessurati, è necessario cambiarli, costano 340 euro”. Avevo pensato, ma che bella giornata. Eppure ero il giorno dell’uscita del mio nuovo romanzo, come essere infelici, Il fuorigioco sta antipatico ai bambini faceva capolino sugli scaffali delle librerie migliori, ma anche di quelle così così, si trattava poi davvero di un romanzo? E se no, di che cosa? Secondo l’amico Gino si trattava di undici romanzi, dal portiere all’ala sinistra, il tutto al prezzo (modico) di un solo romanzo. Poteva aver ragione, quindi tornavo a casa da Marta e Pietro e dicevo loro “In alto i calici! Oggi esce il mio nuovo romanzo, che poi non è un romanzo, e ho cambiato quattro gomme per 340 euro mila lire!” Seguivano festeggiamenti e danze, in buona sostanza erano quattro bonus mensili di Matteo Renzi che andavano in frantumi. E il Giro? Che tappa graziosa, pur non avendola vista. Vinceva il colombiano Arredondo, maglia azzurra di leader della montagna, che staccava il connazionale Duarte di diciassette secondi e il francese Deignan di trentasette. In classifica generale Nairo Quintana restava in rosa, per niente scalfito da quei corridori che gli avevano dichiarato guerra, non gli avevano stretto la mano prima del via a causa di un suo poco dimostrabile comportamento poco sportivo nella tappa dello Stelvio. Perdevano loro, vinceva Quintana che si limitava a controllare sul Passo del Pellegrino, sul Passo del Redebus, al Rifugio Panarotta dove se ci fossi stato avrei ordinato probabilmente pane e salamella e polenta, o patate, e una birra sicuramente weizen. Ma invece oggi avevo appuntamento con Gerardo, responsabile zonale del Caf.